Nel corso degli  anni '70 fecero la loro comparsa nell'ambito del cinema horror una serie di film che, sebbene abbastanza diversi tra di loro, presentavano diversi elementi in comune decisamente originali. I "cattivi" di queste pellicole, tutte ad ambientazione rurale, non erano gli ormai consueti zombie, demoni o fantasmi, bensì bifolchi di campagna, redneck violenti e degenerati, con cui si trovavano ad aver a che fare alcuni esponenti del mondo "civilizzato": un gruppo di amici (spesso fricchettoni o hippy) o una famigliola di città. Film come "Deliverance" di John Boorman (1972), "The Hills Have Eyes" di Wes Craven (1977) e, soprattutto, "The Texas Chainsaw Massacre" (1974) hanno contribuito a creare quello che potremmo definire il filone "rural horror" o "redneck horror", che si basa sullo scontro tra i valori della vecchia America (tradizionalista e retrograda) e le nuove generazioni, imbevute di controcultura sessantottina.

Siamo nell'Agosto 1973; da un po' di tempo succedono cose orribili in una sperduta cittadina del profondo Texas meridionale: vi si aggira uno psicopatico che profana i cimiteri della zona, disseppellendo e mutilando i cadaveri per poi ricomporli, trasformandoli in grottesche statue putrefatte. Sally e suo fratello invalido Franklin, insieme ad altri tre amici, si recano sul posto per assicurarsi che la tomba del nonno, lì sepolto, non sia stata vandalizzata. Rimasti a corto di benzina, scoprono che anche la locale stazione di servizio ne è sprovvista, almeno fino a quando non sarà arrivata l'autocisterna con i rifornimenti, attesa al più tardi per il giorno dopo. Impossibilitati ad andarsene, decidono su proposta di Franklin, di approfittarne per cercare la vecchia casa del nonno, allettati dall'idea di fare un tuffo nel vicino laghetto. Ma anziché l'acqua, troveranno una fattoria (solo apparentemente deserta) dove vive un'intera famiglia di macellai dediti al cannibalismo, che uccide la gente per farne cibo. E l'incubo comicia?

Il film, uscito nel 1974 (da noi è stato distribuito con il pessimo titolo di "Non Aprite Quella Porta"), segna l'esordio del regista texano Tobe Hooper, che realizza il suo più grande capolavoro: un piccolo film indipendente (girato con un budget ridottissimo), che è riuscito a rivoluzionare il concetto di cinema horror. Grazie ad una geniale trovata dell'autore, ovvero il raccontare la storia come se fosse la ricostruzione di un fatto di cronaca realmente accaduto, l'orrore dei fatti viene rappresentato con toni molto più realistici del solito. Infatti la pellicola mostra una verosimiglianza del tutto nuova per l'epoca, che non scade mai nell'improbabile o nello splatter dozzinale (infatti Hooper sceglie di non mostrare mai direttamente amputazioni o smembramenti, limitandosi a "suggerirli", il che produce nello spettatore un angoscia ancora maggiore).

In realtà la storia non è vera, ma solo ispirata alle gesta di Ed Gein, un serial killer del Wisconsin che negli anni '50 fece molto parlare di sé, a causa della sua mania per i cadaveri che era solito scuoiare (si era cucito da solo un vero e proprio "vestito di pelle") e con i cui resti aveva arredato la sua casa (la sua figura ha ispirato anche "Psycho" ed "Il Silenzio Degli Innocenti"). È su di lui che viene costruito uno dei personaggi più terrificanti di tutti i tempi, che grazie a questo film è ormai entrato nella leggenda: Leatherface (per gli amici Faccia Di Cuoio), un energumeno ritardato armato di motosega, che ama scuoiare le sue vittime per poi indossarne la pelle a mo' di maschera.

Con il procedere del film la tensione e l'inquietudine crescenti lasciano il posto al puro terrore, che assume la forma di un autentico incubo onirico (assolutamente allucinante tutta la sequenza della "cena" e della fuga per la casa, sviluppata come una sorta di macabro "tunnel degli orrori"), complice anche l'atmosfera claustrofobia e malsana sottolineata dalla quasi totale assenza di colonna sonora, sostituita da sporadici rumori industriali e dalle urla strazianti delle vittime.

Il risultato finale è un capolavoro del cinema horror, con inclinazione alla critica sociale (il cannibalismo come metafora della società americana che si autodistrugge, la condanna del capitalismo ecc.), agghiacciante e visionario come solo pochi film sono riusciti ad essere (ed infatti in numerosi paesi fu vietato o ritirato dalle sale). Imperdibile.

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