Partiamo da qualcosa sull'autore.
Tod Browning è stato un regista di quelli veramente diversi: un ragazzo che, scappato di casa a sei anni, si unisce al circo ed inizia a lavorare come clown....e qualcuno potrebbe dire "e vabbè un bambino è normale che ami certe cose" e avrebbe ragione, se non fosse per il fatto che questa suo amore se lo porterà dietro fino alla morte;Ma non è un amore legato all'ilarità e alla goliardia di questo strano ambiente, bensì la sua fissazione è data dall'importanza del diverso, dell'emarginato e dei suoi rapporti col mondo cosidetto normale.
Da tutto questo Browning ne ricavò alcuni dei più grossi capolavori del cinema muto e non solo:"The unholy three", i due imponentissimi "Freaks" e "The Unknown" e questo "West of Zanzibar". In particolare quest'ultimo è un film oscuro, cupo, cattivissimo e importante (importanza datagli anche dall'ambientazione sporca e paludosa che pervade gran parte dell'opera). Troviamo, come in molte opere del regista, un Lon Chaney che si mangia gran parte degli attori suoi contemporanei ma anche molti odierni, il tutto senza dire una parola. Qui impersona un illusionista, Phroso, sposato con la sua assistente, la quale però si innamora del losco Crane;Tra i due uomini inizia una rissa dalla quale Phroso rimane paralizzato dalla vita in giù... La scena stacca a circa una ventina di anni dopo nella profonda Africa dove Chaney grazie ai suoi trucchi è diventato uno pseudo-dio per gli abitanti, che lo adorano e lo chiamano "dead-legs". Quando viene a sapere che Crane si trova anch'egli in quella parte del mondo per i suoi affari mette a punto un piano per vendicarsi...
Non dico di più...dico solamente che da qui in poi è un susseguirsi di sequenze assurde, giochi mentali, cattiveria umana, superstizione e riti falsamente magici...In conclusione un film da vedere non tanto per la sua bellezza(non è un capolavoro, "The unknown - 1927" lo è), ma per capire come in quegli anni, ai vari Lang, Murnau e compagnia intoccabile, sia da aggiungere anche questo regista come uno dei più rilevanti ed innovativi della prima parte del secolo.
Ambientazioni ottime, regia impeccabile, interpretazioni superbe e un'immensità di significati umani e religiosi.
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