Un suono di arma da fuoco caricata ci dà il benvenuto. Ma non passa neanche mezzo secondo che si viene travolti in pieno volto da un torrente di chitarre distorte sorrette da un blastbeat inarrestabile. Il tutto, poi, condito dalla voce stridula e gracchiante del cantante. Così inizia "Why They Hate Us" (titolo che suona come una vera dichiarazione d'intenti), la prima traccia di questo settimo lavoro targato Today is the Day, band fondamentale per la musica estrema degli ultimi due decenni.

Chi conosce la band, e soprattutto chi amato i loro album più celebri (ricordiamo tra i tanti "Temple of the Morning Star", "Supernova", "Willpower" e l'imponente "Sadness Will Prevail"), resterà un po' spiazzato dall'ascolto di questo disco, che per certi versi si discosta parecchio dalle loro uscite precedenti. Certo, ritroviamo tutti gli ingredienti di base che hanno fatto la fortuna del loro sound: grind, death, noise, hardcore punk ecc. Ma mentre le precedenti prove si caratterizzavano per uno stile compositivo schizzato, contorto, imprevedibile e decisamente sperimentale, in "Kiss the Pig" i nostri hanno optato per un notevole cambiamento, presentandoci 11 pezzi brevi, scarni e quanto mai diretti. Via le contorsioni math-rock e progressive, via gli intermezzi di pianoforte e violino, via i campionamenti di dialoghi che paiono essere tratti da film dell'orrore. I brani si riducono all'essenziale, al classico trittico chitarra/basso/batteria, così come la struttura delle composizioni è molto semplificata rispetto al passato, grazie anche ad un approccio decisamente più thrasheggiante (la già citata "Why They Hate Us", la title-track). Anche la componente grind si fa maggiormente sentire, con un approccio degno dei Terrorizer o dei Napalm Death prima maniera ("Mother's Ruin", "Outland", "Train Train"). Non mancano però pezzi più cadenzati ("Platinum Pussy", "This Machine Kills Fascists"), capaci di variegare un po' l'album nel complesso. Persino la durata complessiva di "Kiss the Pig" sembra riflettere questo cambio di tendenza da parte di Steve Austin e soci, in quanto il disco finisce nel giro di poco più di mezz'ora (pensate che "Sadness Will Prevail" durava più di 2 ore!).

Ciò comunque non significa che i nostri abbiano tradito la loro identità, nient'affatto: ritroviamo i Today is the Day di sempre, nervosi, arrabbiati e violenti come sempre. Quello che forse si percepisce maggiormente (e che è molto probabilmente il limite principale del cd) è un certo calo d'ispirazione compositiva che mette "Kiss the Pig" un po' in ombra rispetto ai loro lavori più famosi. La cattiveria c'è sempre, l'attitudine un po' schizoide e malata pure, ma nonostante ciò rimane la sensazione di trovarsi di fronte ad un album un po' di mestiere. Mentre i loro precedenti dischi sapevano realmente terrorizzare l'ascoltatore, "Kiss the Pig" scorre via velocemente ma senza lasciare un segno profondo. In confronto a "Sadness Will Prevail" e "In the Eyes  of God" (che si caratterizzavano per le loro atmosfere esoteriche ed oscure), il settimo episodio dei Today is the Day appare quasi standardizzato. Sia chiaro però che non ci troviamo di fronte ad un brutto album, anzi, c'è da dire che le prime quattro tracce in scaletta sono tra le migliori composizioni estreme degli ultimi anni, ma si sa, dai più grandi ci si aspetta sempre il meglio. Pare che Steve Austin e soci stavolta abbiano preferito andare sul sicuro, senza esagerare. Il risultato è più che apprezzabile, e si potrebbe anche consigliare "Kiss the Pig" a chi vorrebbe avvicinarsi al gruppo in questione o ai neofiti del genere. Ma da lì, poi, sarà necessario passare ad altro.

In definitiva, un buon disco, veloce, schietto e sincero, ma non è il capolavoro che ci si potrebbe aspettare da un gruppo come i Today is the Day. Il voto, quindi, è una via di mezzo: 7.

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