Strana creatura i Today is the Day di Steve Austin. Personalmente parlando, non sono mai riuscito ad inquadrarli con la dovuta precisione. L'etichetta più consona per descriverli è forse quella di "out-of-control music".
Di incarnazioni folli e rabbiose ne troviamo a volontà entro il variegato contesto del metal estremo. Si fa di tutto per farsi scorgere, ci si impone con un'identità ben definita, ci si afferma in virtù della coerenza, ma poi si finisce regolarmente per rimanere intrappolati negli angusti confini che ci si è imposti: per quanto folli e spregiudicati si possa essere (o ci si possa ritenere), raramente le nevrosi, il disagio, i travagli esistenziali si confermano forti e vigorosi nel lungo periodo, mentre più spesso quegli stessi tratti si rivelano nel tempo niente più che una maschera fasulla, una posa fine a se stessa.
Per i Today is the Day il gioco non vale: ascoltandoli si ha sempre l'impressione che Steve Austin perda il controllo di sè e che sua musica rischi di deragliare da un momento all'altro verso lidi non preventivati (cosa che poi puntualmente avviene). In un mondo di provetti pazzarielli, mi sento di dire che Austin probabilmente qualche rotella fuori posto ce l'ha per davvero (e basta guardare la faccia da maniaco che si ritrova!).
Come inquadrare, in particolare, i Today is the Day di "Temple of the Morning Star", da molti ritenuto il loro capolavoro? In questo album del 1997 i suoni si fanno nel complesso più levigati e maturi che in passato, l'anarchia e il caos incontrollato lasciano spazio ad un'attitudine maggiormente cerebrale e ad una follia più lucida e chirurgica, mentre la vera velocità torna ad affacciarsi sporadicamente, anzi quasi mai. Come dire, un ascolto non proprio facile, che, lungi dal vantare pretenziosità intellettualoidi, non si presta al contempo a soddisfare i bassi istinti dei più voraci divoratori di metallo incandescente.
Dal grindcore, potremmo dire, si eredita il contesto di destrutturazione in cui galleggiano le diverse scorie sonore (ben diciassette + una ghost-song che si rivelerà una succulenta sorpresa per gli appassionati di vera musica!): sample e schegge di metal impazzito si sussuegono a parentesi melodiche e composizioni decisamente articolate, dove sfilano in bella mostra le eccelse qualità tecniche dei tre musicisti: il drumming terremotante ed imprevedibile di Mike Hide, il basso e le tastiere di Chris Reeser e, non ultima, la chitarra invertebrata di Austin, che passa con disinvoltura da sfuriate punk ad assalti thrash, escursioni noise e faraginose masturbazioni sonore di frippiana memoria. Il tutto ammorbato da una serie di intro, registrazioni, monologhi e brevi estratti cinematografici che si incuneano fra un pezzo e l'altro, alzando il tasso di malattia dell'intero plico.
In molti potrebbero pensare che si tratti di metal estremo per fighetti. Ed in effetti, rispetto a chi s'è fatto l'antica gavetta Venom-Slayer-Celtic Frost-Sepultura-Napalm Death-Carcass-Morbid Angel, è più probabile che ad esaltarsi per i Today is the Day siano coloro che sono approdati al metal con il "Black Album" ed in rapida successione siano passato a vari Pantera, Korn, TOAD, Dillinger Escape Plan e Strapping Young Lad.
Di fatto, seppur non proprio dei giovincelli (sono a giro dal 1992), i Today is the Day operano un processo di scarnificazione dei suoni che finisce per spogliare il vecchio metal di tutti quei fronzoli che nel tempo sono stati reputati dalle nuove generazioni del metallo come inutili orpelli ereditati da un passato ormai in disuso (gli assoli di chitarra in primis). Eppure, a ben vedere, non c'è niente di ruffiano nella musica dei Today is the Day, ed a Austin va riconosciuto un talento fuori del comune, almeno in ambito di metal estremo: una formula irripetibile, la sua, forse perchè non è una formula, ma l'espressione incondizionata di un irrefrenabile potenziale artistico in continua eruzione.
L'iniziale "Temple of the Morning Star (Acoustic)", per esempio, è una ballata acustica, e già da essa si capisce che qualcosa non quadra ("I can't be what you want me to be, I am dead" recitano le desolanti liriche, andando ad anticipare i temi dell'album e ribadendo quelli dell'arte di Austin in generale: il senso di inadeguatezza, la frustrazione, l'incapacità di mettere a fuoco la realtà, la disperazione, quindi, e la furia incontrollabile, contro sè e contro gli altri, che ne conseguono).
Attacca di seguito un brano country (Johnny Cash?) chiamato a tributare/schernire la tradizione musicale della propria terra di origine (Nashville), subito adombrato da un'orgia di suoni deliranti: "The Man Who Loves to Hurt Himself" è un'accozzagia di riffetti che s'intrecciano in gomitoli che non spingono al pogo, non trasudano violenza ma solo frustrazione, finendo per trasmettere un fastidioso senso di paranoia ed alienazione.
E' la voce di Austin, in verità, il vero elemento disturbante dei Today is the Day: la sua è la voce del folle omicida. Nello stridore lacerante delle grida effettate non c'è la teatralità di un provetto pseudo-nevrotico che vuole guadagnarsi la simpatia di una generazione pseudo-nevrotica, ma solo la rabbia e l'angoscia di un depresso che non ha ancora capito se la soluzione dei propri problemi sia l'omicidio o il suicidio. Tanta voglia di uccidere, quindi, in queste note, ma anche tanta voglia di morire.
Strilla assassine e morbosi lamenti auto-flagellanti vanno a descrivere, senza neppure troppo autocompiacimento, i confini di una mente sull'orlo del collasso. Satanismo, tematiche splatter-porno-gore si uniscono ad inni di odio incontrollato e a patetiche richieste d'aiuto, segnali di una fragilità e delle fratture insanabili che solcano un'anima provata nell'essenza. E' il disagio che nasce dalla repressione del naturale impeto vitale, che viene tradotto in psicosi, ipersensibilità, schizofrenia, fobie di persecuzione, e si concretizza in violenza contro gli altri o in autolesionismo: in ogni caso con la perdita dell'auto controllo.
Steve Austen, con reale convinzione, rilegge attraverso il linguaggio dell'estremo il furore e la fragilità di un Trent Reznor e le fregole "antisistema" di un pagliaccio come Marilyn Manson, ergendosi a cantore di un'America disperata e sull'orlo della catastrofe psichica. Prima di essere estremo, Austen è un artista che ha da dire qualcosa, e per questo la sua arte non deve essere derisa solo perché viene da altri superata in violenza e velocità.
"Kill Youself", aperta da un arpeggio distorto, è solo una delle prime avvisaglie di una incipiente disgregazione mentale e quindi sonica. Nella seconda parte l'album impazzisce e va alla deriva, fra "ballate grunge" ("Mankind"), oscure manifestazione di degrado emotivo ("Pinnacle"), sfuriate grind ("Crutch"). In "Root of All Evil" pare di ascoltare i Primus posseduti dal Diavolo, mentre gli episodi si susseguono all'insegna della più totale discontinuità, fra masturbazioni di chitarra ("Satan is Alive", "Rabid Lessie") e sorprendenti aperture melodiche (le acustiche "Friend for Life", "I See You"). Il basso distorto, i campanellini, la voce morbosa di "Hermaphrodite" rappresentano il lato più esoterico della musica dei Today is the Day, componente non secondaria nella visione artistica di Austen (si vada a vedere, per l'appunto, quel concentrato di odio e furore blasfemo che è "In the Eyes of God", l'album del 1999).
E devo dire, difficilmente, mentre ascolto un album, mi capita di pensare "ma che cazzo sta succedendo?" ed al contempo ritrovare attivo in me l'interesse riguardo alle eventuali evoluzioni che il discorso musicale può intraprendere. Niente discorso in realtà, ma solo bozzetti schizzati fuori con inusitata violenza dall'utero fecondo di una mente malata: gli impeti sconclusionati di una follia che non sa arginare se stessa ma che trova una coerenza in se stessa.
Una follia che però si rivela capace via via di slanci lirici, come per esempio accade nella conclusiva "Temple of the Morning Star", che riprende il tema che aveva aperto l'album. Ma quando le note distorte della chitarra e il canto disperato di Austen vi avvolgeranno, ormai per voi, rapiti e reclusi nel mondo di follia dei Today is the Day, sarà troppo tardi... I can't be what you want me to be, I am dead...
Carico i commenti... con calma