Confesso candidamente che, recatomi a vedere il film "Tar" di Todd Field, ho trovato un po ' ostico l' avvio. Nella mente mi riecheggiava quel neologismo coniato, anni fa, da Renzo Arbore che, con tono ironico, dovendo stroncare qualche opera parlava di "mappazza". Ma poi mi son dovuto parzialmente ricredere perché il film oggetto di questa mia rece mi ha stimolato, fra le altre cose, a considerare più adeguatamente quanto il lavoro del direttore d'orchestra sia decisamente pesante. Potrà poi dare soddisfazioni , ma per raggiungere un buon risultato ci si deve fare un autentico mazzo e ciò forse l'ascoltatore, comodamente assiso in poltrona a casa, non lo valuta pienamente..

E infatti si tratta di un mestiere molto impegnativo come risalta nel film in cui la protagonista Lydia Tar (interpretata da una superlativa Cate Blanchett) è nientemeno che la direttrice della Filarmonica di Berlino e in procinto di dirigere la Quinta Sinfonia di Mahler . Per la sua carriera artistica sarebbe una donna esemplare (sorta di corrispettivo femminile di Herbert von Karajan), se non fosse che dietro simile scintillante aspetto si cela una donna in posizione di potere e non solo votata alla carriera, ma pure un soggetto fortemente seduttivo e manipolatorio verso il prossimo con cui entra in contatto per lavoro. Ad essere discutibile nel suo caso non è tanto la scelta lesbica in campo sessuale (risulta sposata con la violinista dell'orchestra da lei diretta e con una figlia adottiva) , bensì la sua disinvolta propensione ad avere avventure sessuali con altre donne con cui si relaziona per lavoro. È certo molto intraprendente nella sua vita privata, ma a lungo andare questo atteggiamento libertino le causerà problemi. Una sua collaboratrice, con cui c'era stata una storia sentimentale, viene scaricata e ciò innesca problemi a livello lavorativo tanto che la donna respinta non solo non troverà altre occasioni di lavoro, ma penserà bene di suicidarsi. La storiaccia emergerà arrecando danno a Lydia Tar e avviando il suo declino professionale.

Il film procede per due ore e mezza abbondanti e a tratti risulta molto verboso ( Lydia Tar è comunque donna molto colta e rilascia interviste dotte sul tema della musica classica) , oltre a soffrire di lungaggini nella seconda parte in cui la protagonista inizia a recepire di trovarsi in un mare di guai per le vicissitudini sentimentali sopra richiamate e a soffrire di allucinazioni ed incubi notturni.

Resta indiscutibile la recitazione perfetta di Cate Blanchett che da sola tiene in piedi l'intero film. A ciò va aggiunto che il personaggio interpretato esemplifica pienamente quanto una persona completamente dedita al lavoro possa però entrare in crisi se, nella sfera privata e sentimentale , non va oltre una grettezza d'animo tale da fare del male al prossimo. E a quel punto, per quanto uno possa trovarsi in una posizione di potere, il redde rationem potrà abbattersi sulla sua persona. Perché, come giustamente ricordato nel Vangelo, "non fare ad altri ciò che non vorresti venisse fatto alla tua persona ".

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