Anche se uscito dopo l'indispensabile "Sea of Unrest" questo lavoro conferma l'iniziale vocazione di essere una instrumental band e dopo le mareggiate vocali di Ricky Williams che producevano una irrinunciabile nausea, si riconquista l'afonia di un sound che scorrazza impunito nel profondo della notte tra le incrostazioni di San Francisco.

Va da sé che tutti i pezzi sono pieni di aspettative invisibili dove fa capolino una vena cinematografica di introspezioni psichiche metropolitane, strascichi di crucci mentali nel non afferrare il nesso che porterebbe alla risoluzione del "giallo".

E si rimane sospesi in quell'inseguimento evanescente, in una speranza quasi masochistica di non chiudere il caso poliziesco per non turbare l'atmosfera di angoscia occulta di questa rincorsa mancata, dove infinite oscurità si aggrovigliano trascinandoci in un film noir ininterrotto dove il "delitto" è costantemente in divenire, dove l'aspettativa di un trapasso forzato viene mistificato dall'ombra del sangue.

Il raccapriccio di razionalizzare l'azione ci viene risparmiato dove una colonna sonora che suona un cabaret misterico, affidando la traduzione a un fantomatico subway-rock, si fa fuori da sola non facendosi accorgere di scomparire, noi con loro...

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