Questa non vuole essere una recensione sull'albun dei Tokio Hotel. Voglio partire dal fenomeno Tokio Hotel per introdurrre un discorso generale su come si sta configurando la musica pop, intesa come prodotto filodiffuso in modo capillare, di questo decennio e provare a trovare un filo conduttore, fornire un'interpretazione su quello che sta succedendo in ambito musicale.
Qualche giorno fa mi è capitata tra le mani una rivista all'interno della quale era presente un'intervista ai Tokio Hotel, il gruppo che ultimamente sembra aver lanciato una vera e propria mania per quanto concerne la generazione teen (e essersi portati parecchi soldoni a casa a quanto pare) vendendo una cosa come 3 milioni di copie.
3 milioni di copie.
Insomma questo gruppo tedesco per quanto venda un prodotto decisamente scadente si è imposto sul mercato, almeno per quanto riguarda quello europeo, con una velocità ed una facilità a dir poco incredibili. O perlomeno questa è la prima volta a cui assisto ad un fenomeno del genere essendo io parecchio giovane.
Il merito (o la colpa) di tutto questo è il lavoro dei produttori che hanno avuto fiuto nel proporre un prodotto che sapesse amalgamare il sentire di questa generazione di teen-agers e sintetizzarlo sottoforma di un gruppo musicale. Partiamo dal look. Se ci fate caso il gruppo non presenta uno stile eterogeneo ma ogni elemento rappresenta una categoria di fruitori musicali, in modo che i fan possano identificarsi almeno in uno di essi.
Il cantante è il personagggio più curato in quanto è quello che appare di più, e si è cercato di dare al suo look un taglio decisamente emo: abiguità sessuale, cura maniacale dell'aspetto, e dalle cose che dice nelle interviste, anche un carattere psicologico più sensibile rispetto agli altri, nel senso che dice di credere nell'anima gemella e varie altre troiate. Il gemello che ricopre il ruolo del chitarrista (guardacaso) è caratterizzato da un look rock e nelle interviste è quello che fa il picio e dice di farsi tante tipe.
Il bassista ed il chitarrista invece rappresentano a loro volta altre tipologie di fan ecc. Tutti reputano dei coglioni (o perlomeno gente immatura) gli adolescenti, le ragazzine assatanate che si sciolgono davanti a questi idoli della musica commerciale. Siano essi i Finley, i Tokio Hotel o la prossima band meteora. Ma la domanda che bisogna porsi non è tanto: "che minkia hanno in testa sti adolescenti per andare dietro a sti gruppi del cazzo?"
Ma è più qualcosa tipo: "Cosa si prova ad essere degli adolescenti oggi e non avere uno straccio di cultura musicale propria nella quale identificarsi?" Voglio dire ogni decennio ha avuto bene o male un fenomeno nuovo nel quale gli adolescenti potevano identificarsi e creare una propria cultura: lasciamo stare ovviamente gli anni '70 che sono stati determinanti, ma basti pensare agli '80 con il metal, il punk, gli anni '90 con il grunge, il rap, e anche la dance, i popolo dei rave ecc.
E gli "anni '10" del 2000? che movimento culturale vero e proprio possono vantare? Alcuni di voi diranno la musica indie... ma è più un approccio relativo al music business che un fenomeno musicale vero e proprio... intendendo per fenomeno musicale un movimento culurale relativo alla musica che nasce underground e solo dopo essersi diffuso su larga scala viene inglobato dal mercato...
L'ultimo è stato l'hip hop ma anche quest'ultimo si è ormai commercializzato completamente, in italia giusto da poco. Insomma è comprensibile che propinare cazzate ai teen agers di adesso sia molto facile... basta fornire loro qualcosa in cui identificarsi.
Forse è anche il clima di questi tempi ad influire... la gente ultimamente ha preoccupazioni maggiori di carattere più concreto (trovare lavoro, pagarsi il mutuo ecc) quindi gli adolescenti percepiscono il futuro come una grande incognita e cercano disperatamente un modello di riferimento.
E le band non commerciali? Nessuna propone un vero e proprio genere nuovo, ho sentito parlare di crossover, di un sacco di roba, persino di progressive-punk, ma sono tutti mescolamenti di generi già esistenti, a parte i Radiohead e pochissimi altri non vi sono innovazioni determinanti, in ambito rock almeno. E a loro volta la maggior parte dei gruppi odierni sono troppo impegnati nel riuscire a sopravvivere suonando e quindi a farsi comprare, cucire un'immagine addosso e rivendere e quindi ci viene difficile prenderli così per come ci appaiono.
La trasparenza è diventata rara.
Non ci resta che aspettare che una nuova droga si faccia largo cambiando il modo di sentire tra i giovani o che a qualcuno di essi venga in mente che è ormai inutile prendere come punto di riferimento sia gli exempla di ieri che i fake di oggi e cominciare non solo a camminare con le proprie gambe, ma usarle per saltare dietro a questo muro invisibile che è la banalità.
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