...e il cerchio si chiuse. Tom Morello mai così attivo come in questi ultimi anni, torna alle radici della musica da cui partì. Dopo il mezzo fiasco dell'avventura Audioslave, qualcosa che strideva in quel gruppo c'era, anche se il loro ultimo "Revelations" non mi dispiaceva, dopo la sua avventura in solitaria a nome The Nightwatchman, con cui è riuscito ad entrare dalla porta principale del folk americano (numerose le sue comparsate con Springsteen), con questo nuovo progetto formato con Boots Riley sforna qualcosa che non si sentiva dai tempi di "The battle of Los Angeles", ultimo album dei RAGE AGAINST THE MACHINE uscito esattamente dieci anni fa.

ATTENZIONE però a non liquidare il progetto come una semplice replica dei bei tempi che furono. Se da una parte si possono finalmente risentire quei riff di chitarra che fecero la fortuna dei RATM e i solos  con tutti i bizzarri effetti compresi(in verità vi erano anche negli Audioslave e forse erano proprio quelli che stridevano con la voce di Cornel), dal punto di vista lirico siamo distanti. Boots Ryley è la voce dei californiani THE COUP, gruppo rapper hip hop di vecchia data e compositore di liriche assai interessanti, infarcite di humor e metafore che si scagliano volentieri contro il capitalismo imperante, la politica e il sociale. Se da un lato gli argomenti potrebbero essere gli stessi messi nel piatto da Zack De la Rocha nei testi di quella band che rivoluzionò il crossover negli anni novanta, il modo di esprimerli è però totalmente diverso.

La furia dei RATM rimane negli strumenti non nella voce. L'approccio di Ryley è più morbido e il rappato è più melodico rispetto all' urlato di De La Rocha. Le canzoni, ad un primo e superficiale ascolto potrebbero essere liquidate come delle semplici rivisitazioni delle rivoluzionarie canzoni degli anni novanta. Così può essere ad esempio per l'iniziale riff di "Fight!Smash!Win!" fino a quando irrompe la voce di Ryley, più dolce e melodica e il coro notevolmente più orecchiabile. Il singolo "100 Little Curses" (divertente il video che lo accompagna) è un vero e proprio tormentone che ti si stampa in testa con tutte le sue critiche al capitalismo, che ha ingoiato il globo in questo fine decennio.

Qualche sprazzo più violento c'è ancora come in "The Squeeze" e "Shock you again", canzoni hard-funk, che vengono stemperate comunque dal cantato mai troppo sopra gli schemi. Canzoni che vivono sui chorus sempre potenti e ficcanti e sulle inventive della chitarra di Morello, di cui si potrà dire che suona sempre uguale, ma non si puo negare la rivoluzionaria tecnica chitarristica, riconoscibile e poco imitabile. Insomma, se siete rimasti orfani troppo a lungo della musica dei RATM, aprezzerete questo disco, a patto di non paragonarlo a nessun loro disco, anche se personalmente lo vedo molto vicino a "Evil Empire", come approccio. Certo il vecchio gruppo di Morello non avrebbe mai fatto uscire canzoni come la danzereccia "Promenade" o la marcia "Clap for the killers". Completano il progetto il batterista Stanton Moore, visto ultimamente dietro le pelli dei Corrosion Of Conformity e la presenza del grande Steve Perry come background vocals in Promenade.

Insomma nulla di rivoluzionario, ma qualcosa di piacevole che fa da aperitivo al ritorno (forse) dei RATM già anticipato dai concerti dello scorso anno.

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