Tom Petty ha voglia di rockare e lo si era già immaginato con il favoloso progetto Mudcrutch (2008), band dimenticata nel cassetto negli anni settanta e ritirata a lucido in questo fine decennio. Rock-blues tirato e sanguigno che Petty cerca di trasportare nel nuovo disco con i suoi compagni Heartbreakers, anch'essi lasciati da parte per otto lunghi anni, dai tempi del poco acclamato The last Dj (2002).

In mezzo il piacevole disco solista Highway Companion (2006) e il mastodontico cofanetto live di pochi mesi fa, vero preludio al nuovo "Mojo". Pochi, veramente, gli ingredienti che fanno di Mojo, un disco lungo (circa 65 minuti), vintage e diretto come non si ascoltava da tempo. Registrato praticamente in presa diretta, suona grezzo e scarno in tutti i suoi quindici  episodi, come nell'hard-blues della quasi zeppeliniana "I Should Have Known It", canzone dove sale in cattedra il mai troppo lodato Mike Campbell, con la sua chitarra vero protagonista di tutto questo lavoro, molto guitar-oriented. Riff e assoli per una canzone che diverrà sicuramente un nuovo classico di Petty.

Il disco si apre con "Jefferson Jericho Blues", veloce blues tutto chitarra e armonica dove Petty porta in piazza  l'amore nascosto dell'ex presidente Tom Jefferson per una sua schiava. I quasi sette minuti di "First Flash Of Freedom", sono l'esempio di quanto questo disco rappresenti per Petty e la sua band, la voglia di divertirsi e suonare liberi da ogni steccato prefissato. Canzone che va a sbattere nella psichedelia e nella west coast californiana dei tempi che furono. Canzone certamente fuori dagli schemi ma perfettamente riuscita. Mentre in "Running Man's Bible" a farla da padrone sono gli alti e bassi creati dall'organo di Benmont Tench e le esplosioni delle chitarre di Campbell e Scott Thurston.

Il disco si sposta decisamente sul blues con episodi come "Takin' My Time", canonica ma pungente, "Let Yourself Go" e la finale "Good Enough" con un Campbell ancora protagonista, mentre divertenti sono tracce come "Candy" o il reggae di "Don't Pull Me Over", in vertà, poco divertente nel testo,la personale State Trooper di springsteeniana memoria di Petty. Da segnalare ancora qualche ballad e il blues acustico di "U.S. 41" che ci trasporta direttamente in mezzo ad una rotaia di treno abbandonata nelle vicinanze del Mississippi.

Un disco che sicuramente cresce con gli ascolti, pur facendo dell'immediatezza la sua forza. "Mojo" fa trasparire tutte le caratteristiche che fanno degli Heartbreakers una delle migliori band americane di sempre, soprattutto in sede live. L'unico appunto o punto negativo, è l'eccesivo minutaggio e numero di canzoni, di cui almeno un paio potevano tranquillamente rimanere fuori. In sostanza, questo lavoro conferma Petty in grande forma e voglioso di divertirsi suonando in compagnia della sua fidata band e lasciando loro ampio spazio, tanto che i loro nomi in copertina potrebbe benissimo essere inglobati in un solo e unico nome: "Heartbreakers".

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