Tom Petty è un grande tradizionalista della musica rock. Nel corso della sua brillante carriera il suo scopo è sempre stato quello di mantenere vivo e continuo il suono classico di artisti come Bob Dylan, Byrds, Chuck Berry e Rolling Stones. Questi suoi fondamentali riferimenti artistici si sono arricchiti delle sue doti indiscusse di songwriter e nel corso degli anni Tom ci ha così regalato grandi canzoni, concerti indimenticabili, collaborazioni di lusso e album divenuti classici. E' il caso di "Wildflowers", disco pubblicato nell'autunno del 1994.
"Wildflowers" è il juke-box personale di Petty e raccoglie i vari gusti musicali che hanno influenzato il suo lavoro durante l'intera carriera. L'artista è qui colto in un brillante momento creativo. Perfino le interviste del periodo rivelano un uomo sereno, sicuro e ottimista. La sua voce regala sempre emozioni, i musicisti (grandi sia Mike Campbell che Benmont Tench) suonano nelle canzoni come se le avessero tatuate sulla pelle da sempre, la produzione di Rick Rubin è pulita. "Wildflowers" è un omaggio a tutti gli eroi di Petty e gustando le quindici tracce del disco è facile intuire quali siano. Una sorta di personale greatest hits delle sue passioni e un tuffo nei ricordi targati anni sessanta quando le radio trasmettevano musica sognante che invogliava un ragazzo ad imparare a suonare la chitarra e a formare un gruppo. "Wilflowers" è un'opera rassicurante sia nelle sonorità che nei testi. Un piccolo classico ispirato dai classici. La garbata title-track ricorda gli spunti acustici dei Beatles mentre "Only A Broken Heart" è un omaggio diretto all'amico George Harrison. "Cabin Down Below" è puro John Fogerty e "Crawling Back To You" ha l'eleganza formale dei Flletwood Mac targati "Tusk".
Ogni tanto spuntano atmosfere folk rock byrdsiane ("A Higher Place"), zampate southen rock ("House In The Woods") e atipici blues acustici ("Don't Fade On Me"). La presenza di Carl Wilson nella dura "Honey Bee" omaggia i Beach Boys, la batteria discreta di Ringo Starr da un tocco skiffle alla dylaniana "To Find A Friend" e "Time To Move On" viaggia nel tunnel dell'amore di Springsteen. Un cenno a parte lo meritano la mossa "You Wreck Me", la dolcemente pianistica "Wake Up Time" e "You Don't Know How It Feels", puro Petty-sound.
"Wildflowers" è nel complesso un album eccellente che si sistema elegantemente in un piccolo angolo della storia del rock americano in quanto ne riassume i contenuti di almeno un ventennio. Un'ennesima prova del fatto che la grande musica non nasce per caso ma ha bisogno di radici vere per crescere. Così è nato questo gruppo di canzoni, un mazzo di quindici fiori selvaggi destinati a durare per sempre.
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