"Some things never change" canta Tom Russell in "Mesabi", la titletrack del suo ultimo album, fresco di pubblicazione e fondamentalmente ha ragione: esistono ancora dei punti fermi, delle sicurezze immutabili e rassicuranti, e che Tom Russell sia sinonimo di grande musica è una di queste.
Infaticabile, mai domo, per nulla imbolsito a dispetto della carta d'identità che segna ormai cinquantotto anni; il Nostro si ripresenta con "Mesabi", due anni dopo un album come "Blood And Candle Smoke", decisamente importante e significativo per il cantautore: registrato con i Calexico come band di supporto, per la prima volta senza lo storico chitarrista Andrew Hardin, la sua principale caratteristica era il sound acustico, rarefatto e ricercato, a tratti quasi sofferto, impreziosito da canzoni meravigliose come "East Of Woodstock, West Of Vietnam", "Santa Ana Wind", "Nina Simone" e "Guadalupe", annoverabili di diritto tra i massimi vertici del repertorio del Nostro, non riuscendo tuttavia ad evitare qualche riempitivo e qualche prolissità di troppo, che ne pregiudicano il giudizio finale.
"Mesabi" è sicuramente un disco meno ambizioso rispetto al suo predecessore, ma questo non vuol dire che non abbia una propria, spiccata personalità: le sonorità vedono un ritorno ad uno stile più classicamente folk-rock con influenze tex-mex, e nel suo insieme suona molto sereno, sicuro e privo di tentennamenti, accessibile, classico, ben riuscito, spontaneo e senza particolari cadute di tono nonostante una scaletta ricca e corposa. A differenza dei precedenti "Love And Fear" e "Blood And Candle Smoke", incentrati su tematiche personali, "Mesabi" si segnala anche per un prepotente ritorno dello storytelling, arte di cui il Nostro è un assoluto maestro; è un album pieno di citazioni e personaggi provenienti soprattutto dalla storia del cinema: l'intenso folk-rock di "Farewell Never Never Land" ripercorre la storia dello sfortunato Bobby Driscoll, oltre il mito di Peter Pan, l'allegra "The Lonesome Death Of Ukulele Ike" è un tributo a Cliff Edwards, l'autore di "Singin' In The Rain", poi il ricordo di Liz Taylor nella brevissima "Furious Love (For Liz)", dominata dal suono struggente di un violoncello, la morte di James Dean nella maestosa ballad "A Land Called Way Out There", che suona quasi come una solenne marcia militare, in cui ritroviamo i Calexico e la sofferta "Sterling Hayden". A rinsaldare ulteriormente questo legame, troviamo "Roll The Credits, Johnny" e "Road To Nowhere", due intense ballate provenienti dall'omonimo thriller del 2010 di Monte Hellman di cui Tom Russell ha realizzato la colonna sonora.
Oltre a questo filone tematico che costituisce il nocciolo dell'album, sono presenti canzoni di carattere più personale, come ad esempio la titletrack "Mesabi", folk-rock classico che più classico non si può, brillante e radiofonico, in cui Tom Russell parla della sua vocazione musicale citando alcuni miti della sua giovinezza come Boddy Holly e Howlin' Wolf, e due ballate come la dolce e carezzevole "When The Legends Die" e "Heart Within A Heart", arricchita da cori di sapore soul, entrambe stupende ed entrambe caratterizzate dalla presenza di Van Dyke Parks al piano. Le sonorità tex-mex tanto care a Tom Russell sono presenti tramite la presenza di trombette e ottoni un po' in tutto l'album, ma non sono mai spiccatamente caratterizzanti se non nell'agrodolce walzer messicano di "And God Created Border Towns", in cui rivive l'odissea dei migranti messicani alla frontiera segnata dal fiume Rio Grande, nella ballata "Goodnight, Juarez", che sembra uscita direttamente da "Borderland", con i Calexico al gran completo e l'ormai fida Gretchen Peters come backing vocalist ed infine l'affascinante "Jai Alai", uno stupendo ed incalzante flamenco, una delle perle e forse la più grande sopresa dell'album.
Per finire, Tom Russell ha inserito in questo album due bellissime sorprese: una è la nuova, essenziale versione chitarra e voce di "Love Abides", la canzone che fu la chiusura dell'indimenticabile "The Man From God Knows Where", a mio avviso superiore all'originale; l'altra è un regalo di compleanno: già, Tom Russell ha voluto celebrare i settant'anni di vita di Bob Dylan con una sua personalissima interpretazione di "A Hard Rain's A-Gonna Fall": con l'inconfondibile apporto dei Calexico e la voce calda ed intensa di Lucinda Williams dà vita ad un'interpretazione sofferta, intensa e rarefatta, che si estende per quasi nove minuti di grandissima suggestione profetica e visionaria, proprio come Bob Dylan avrebbe voluto, e sicuramente il maestro non potrà che essere soddisfatto di questo tributo da parte di uno dei suoi allievi più talentuoso e di maggior spessore, che dimostra ancora di avere molto da dire, perché nonostante "Mesabi" non introduca sostanzialmente niente di nuovo nel suo ormai consolidatissimo stile è molto di un prodotto di mestiere: è un album ispirato, classico, ricco e sempre suggestivo; non resta altro da fare se non rendere onore al merito al grande Thomas George Russell, ed augurargli altri cento di questi dischi.
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