The Black Rider. Considerato l'unico mezzo passo falso dai seguaci e non del "sommo" dopo un'intera carriera costruita lavoro dopo lavoro da capolavori indiscussi quali "la grande trilogia" (Swordfishtrombones/Frank's Wild Years/Rain Dogs) di gran lunga migliore a quella del signore degli anelli o a qualunque altra trilogia musicale e non, uscita nella storia dell'uomo dai tempi in cui si suonavano solo i bastoni (probabilmente testati su qualche sprovveduta di turno) a oggi, o da capolavori del calibro di bone machine o Real Gone l'ultimo (ancora per poco) uscito dal vecchio cilindro del nostro.
The Black Rider un'opera teatrale di Robert Wilson che narra la storia di un giovane che per amore della sua bella (la caduta in disgrazia di ogni uomo ha sempre inizio da una donna) promessa a un cacciatore benestante, che accetta un patto col diavolo per vincere una sfida di caccia, (che fantasia) e quindi la mano della pulzella, ricevendo così dei proiettili magici con cui riuscirà finalmente a portarla all'altare. Solo che prima di poter finalmente "consumare" gli viene ordinato di sparare ad una colomba con l'ultimo proiettile magico rimasto in canna... e lui da bravo susso (scemo da noi in Romagna) preso da una tremenda eccitazzione, sognando e pregustando già il momento clu della storia, invece che la colombella finisce col centrare in pieno lei, impazzendo così al solo pensiero di doversi consumare la mano destra fino all'eaurimento e alla fine dei suoi giorni, il tutto mentre il diavolo se la ride di gusto al caldo del suo focolare.
Su questa straziante storia (già vi vedo tutti coi fazzoletti in mano) è costruita la colonna sonora di quest'opera scritta a quattro mani con l'aiuto di un certo William Barroughs che qualcuno di voi conoscerà per essere uno dei grandi scrittori della cosidetta beat generation (il migliore per me resta il vecchio buon diavolo di Bukowski) insieme a Kerouak e Cassidy (i Jack e Neal di una vecchia canzone di Waits) che apporterà il suo aiuto non solo nei testi ma anche nello sviluppo di alcune canzoni, e i vecchi amici di sempre del nostro, il solito e immancabile Greg Choen e Francis Thumm.
Credo che quest'album distaccandomi dal parere di molti sia un gran bel lavoro, soprattutto in pezzi come Lucky Day, Just the right bullets, The briar and the rose e The last rose of summer, pezzi veramente di gran impatto emotivo che suscitano e rendono bene all'ascolto la malinconia della storia dell'opera. Naturalmente poi essendo un'opera teatrale comprende anche vari pezzi strumentali di ottima fattura, anche se molto irrimediabilmente si perde, potendo ascoltare solo la colonna sonora della suddetta senza anche un'interpretazione visiva del tutto.
Come al solito non manca la poesia a cui ci ha abituato il nostro, che grazie anche all'apporto del già citato Barroughs rendono questo album sicuramente non uno tra i grandi capolavori svezzati dal cantastorie di Pomona, ma comunque un buon acquisto per chi come il sottoscritto non riesce più a distogliere l'orecchio da ogni lavoro che questo vecchio buon diavolo ha saputo tirare fuori dal cappello.
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