Lo scenario spaziale extraterrestrialista ha preso piede in campo death metal, dove da un po' di tempo a questa parte capeggiano sulle copertine degli album forme di vita polipesche, alveari galattici o androidi umanoidi che pilotano astronavi (le piramidi non sempre hanno il computer di bordo).
Esiste una corrente che si rifà maggiormente ai tardi Morbid Angel, con tardi intendendo il primo periodo Tucker, non il delirio che è arrivato dopo, dove alieni-demoni succhia-sangue, che giacciono in orridi buchi neri, dominano la scena e la muscia è marziale, schizoide e dissonante. Tutto ciò è incarnato bene da gruppi come gli Of Feather and Bone e altri di tal risma, che ai Morbid Angel hanno aggiunto la follia dei Portal (gli australiani non il gruppo post-Cynic).
Esiste poi la fazione che predilige i cyborg e l'intelligenza artificiale e musicalmente si rifà alla musica sghemba dei Gorguts ed alle contaminazioni post-hardcore degli Ulcerate. Gli Artificial Brain ne sono un esempio calzante.
Ci sono infine anche i deathsters più delicati, quelli più tradizionalisti e legati al techno death più classico, parlano di alieni e Annunaki senza troppa cupezza, per quanto il genere possa non essere cupo. Tra questi i Blood Incantation hanno guadagnato un discreto seguito e i Tomb Mold si apprestano a farlo, viste le recensioni positive nei loro riguardi.
Guardando le foto del gruppo si nota subito l'aria da bravi ragazzi dei musicisti, così poco truci che potrebbero aiutare le vecchiette ad attraversare la strada.
In effeti, pur trattandosi di death metal senza se e senza ma, il suono è sì duro, ma spesso fluido e arioso, ben amalgamato tra una solida base alla Death post “Human” e incursioni fusion degne dei Cynic d'annata, molto ben calibrate ed inserite nel contesto in maniera mai forzata e naturale. I tecnicismi non sono mai fini a sé stessi e l'album scorre piacevolmente come un languido fiume sulla superficie di un pianeta a scelta, situato da qualche parte tra Bellatrix e Betelgeuse.
La lezione degli ultimi trent'anni di death metal è stata appresa in maniera eccellente, il paragone con i gruppi che si cimentavano nel genere una quindicina di anni fa è vinto, ricordo ad esempio gli Obscura, che andavano piuttosto di moda, ma rispetto ai Tomb Mold suonavano molto più forzati e pretenziosi.
La pecca che si presenta, perché una pecca c'è eccome purtroppo, è il troppo manierismo e la mancanza di quel guizzo di genialità o di innovazione, oppure semplicemente l'assenza di pezzi dal tiro irresistibile. Perché se alla fine dell'ascolto torna la voglia di metter su “Individual Thought Patterns” o “Thresholds” qualcosa che non va c'è.
Comunque una segnalazione obbligatoria di ciò che il panorama odierno propone.
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