Quando il Jazz incontra il mondo della colonna sonora, sia che si tratti di musica originale scritta appositamente per il film, sia che si tratti di rivisitazioni, è come calcare le vie di un sogno, poichè le sfumature e le atmosfere, come in un affascinante esercizio felliniano, si evolvono in visioni nel fantastico mondo astratto di chi si lascia coinvolgere dalle proprie suggestione, e di conseguenza si abbandona alle stesse.

E' proprio quello che succede ascoltando "La Dolce Vita" del Tommaso-Rava Quartet, con a capo del quartetto due dei decani del Jazz italiano come Enrico Rava e Giovanni Tommaso e in cui figurano anche Stefano Bollani al pianoforte e Roberto Gatto alla batteria. Progetti ambiziosi come questi sono sempre in bilico tra il proprio mosaico emozionale con le tessere messe al punto giusto, e quel senso di incompiuto che, nonostante vari ascolti e in vari periodi della propria vita, resta sempre in agguato.

Per quanto mi riguarda, nei casi in cui c'è Enrico Rava, questo discorso vale doppio, poichè il trombettista triestino, seppur con una conclamata ed indiscussa carriera alle spalle, costellata da momenti altissimi e non solo in ambito italiano, non l'ho mai annoverato tra i miei preferiti; e infatti anche con il disco in questione ho sempre avuto un rapporto altalenante, anche se le premesse di inizio disco, ogni volta lasciano presagire un inizio col botto, perchè si inizia con uno dei temi più belli del cinema italiano e non solo, ovvero quello di "Profumo di Donna" scritto dal Maestro Trovajoli.

La rivisitazione del tama ricalca la struggente malinconia del tema originale: una malinconia struggente tipica di quella stagione cinematografica e delle note dei suoi protagonisti musicali. Malinconia che a distanza di molti anni suscita vibrazioni che travalicano il tempo, nonostante questa malinconia non sia contestualizzabile nel mondo odierno, e forse è meglio così. Rava, con la sua tromba, da' una particolare intensità al pezzo, un'intensita tipicamente bakeriana e congeniale allo stesso Rava quando si tratta di catturare il fantasma del buon Chet. Il profumo notturno della tromba di Rava e il tappeto atmosferico dei suoi compagni, in particolare grazie alla sensibilità e alla dolcezza delle note di Bollani, valgono sicuramente il prezzo del disco; anche se, come sempre, quando si tratta delle produzioni della CamJazz, label specializzata in questo tipo di progetti, è altino.

Il famoso Bollani istrione e showman lascia spazio ad uno Stefano più intimo, come nelle note del tema di "Mondo Cane" ad esempio, famosissimo pezzo composto da Riz Ortolani e Nino Oliviero e candidato agli Oscar nel 1963. Anche il tema de "Il Postino" di Luis Bacalov, questo sì arrivato agli Oscar e portato a casa, è una carta vincente del quartetto, con una bella introduzione al contrabbasso di Tommasso in cui sfoggia tutta la sua maestria. Rava e Tommaso si cimentano nella scrittura di alcuni brani: la qualità dei brani è molto alta, come nel caso di "Cinema Moderno", un soffio conturbante di Hard Bop scritto da Tommaso, oppure della inquieta "Ammazzare il Tempo" di Rava, già presente nella colonna sonora del film omonimo di Mimmo Rafele del 1979.

Da segnalare l'audace versione del tema di "Cronaca Familiare" di Goffredo Petrassi, in cui i quattro arrivano alle soglie delle dinamiche Progressive, e la versione normale del tema de "La Dolce Vita" di Nino Rota, brano ben interpetato, ma sicuramente discontinuo nell'arrangiamento. Nelle note di copertina i quattro si lasciano andare parlando del loro rapporto con il cinema, del loro rapporto emozionale con la musica del cinema. In definitiva un album molto bello e che si lascia ascoltare molto bene una volta ogni tanto, ma non sicuramente imprescindibile.

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