La prima volta che lo vidi suonare dal vivo, mi colpì molto il modo in cui lavorava con gli armonici. Successe tutto in un'attimo, mi folgorò al primo impatto, non sapevo se guardargli le mani o ascoltare quello che stava facendo (cosa molto difficile da fare insieme, se hai davanti a te "un'alieno" di questo calibro).

La musica era dolce e armonizzata a pennello, era un'aria che avevo già sentito altre volte ma non ricordavo dove, non riuscivo a focalizzarla, il lavoro che stava facendo con quella chitarra mi impressionò. Poi il barlume si fece più grande, più nitido e alla fine mi arrivò alla bocca quel titolo, ma mi arrivò talmente chiaro che lo sputai fuori con troppa voce al punto che in molti si girarono a guardarmi... "Il Carnevale di Venezia". Sono passati sette anni da allora e lui l'ho rivisto dal vivo altre due volte, non me ne vogliate se ora vi dico che questo arriva da un altro pianeta, ma è il primo pensiero che ti balena per la testa quando lo vedi per la prima volta imbracciare quel cazzo di chitarra. Un vero eroe della sei corde, Tommy Emmanuel australiano con la mania del fingerpicking, inizia a suonare a tenera età (4 anni) si fa strada da solo, autodidatta, fin da piccolo ascolta tantissima musica, in particolare consuma i dischi di Django Reinhardt, Wes Montgomery, Steve Ray Vaughan, Chet Atkins e in poco tempo riscuote tantissimo successo, in Australia è praticamente un'idolo (vincendo anche parecchi disci d'oro) suscitando interesse anche in gran parte del pianeta. Lo troviamo su tanti palchi, la sua versatilità è da applausi, gentile e affabile con il pubblico ti riserva sempre un sorriso, dialoga durante i concerti, spara battute e gioca con la chitarra come nessuno sa fare .

"Endless Road" ne è la prova, un disco interamente suonato con chitarra acustica (lo consiglio a tutti gli amanti delle sei corde in metallo) l'artista spazia con gran disinvoltura su tutti i generi con una facilità impressionante, tecnica, velocità e improvvisazione si amalgamano alla struttura dei brani in modo pressoché perfetto, l'esecuzione non lascia scampo e all'udito non resta che godere all'impatto con questi suoni perfettamente inseriti uno dopo l'altro in una sequenza che oscilla tra classica, jazz, musica contemporanea, folk, country, blues. Si rivela la maturità dell'artista ma soprattutto la versatilità nell'interpretare la musica, i brani che compongono l'album sono 17 un vero e proprio equilibrio tra accellerate, sterzate e franate burrascose senza far mancare mai quei giochi di prestigio, che solo un talentuoso come lui riesce a tirare fuori dal cilindro.

Spulciando le tracce, salta all'orecchio "Morning Aire" bella, dolce e aggraziata, "Angelina" per la tecnica finger-style che domina il brano, simpaticissime sono "Son Of A Gun" e "Sanitarium Shuffle" anche qui si sente moltissimo la matrice blues dell'artista, "Bella Soave" dedicata alla splendida cittadina del Veronese dove si tiene una volta all'anno la manifestazione della chitarra da collezione (Tommy è presente quasi tutti gli anni), e ancora due perle cantate da lui stesso "I Still Can't Say Goodbay" brano molto triste scritto da Jimmy Moore e "Today Is Mine" di Jerry Reed (da segnalare su quest'ultima il gran lavoro di canto a cappella). Le altre "arie" del disco le faccio scoprire a voi, dicendovi che non ne rimarrete delusi. Forse su questa rece l'ho un po idolatrato, ma vale la pena di ascoltarlo.

Invece per chi avrà la fortuna di vederlo dal vivo, beh cheddire... non aspettatelo da dietro il palco, ma alzate gli occhi... arriverà dal cielo.

Buona musica a tutti.

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