Tommy Riccio fa parte della generazione dei neomelodici napoletani. Nel corso della sua lunga carriera discografica ha analizzato a fondo la condizione esistenziale di vite al limite della legalità, di storie d'amore fatte di incomprensioni e tradimenti, sviscerandone con profondità gli aspetti più dolorosi. Si può affermare, senza timore di smentita, che il suo canto nasale, ricco di lirismo melodrammatico, ha influenzato tutta una serie di giovani autori partenopei.

"'Nu Latitante" rappresenta sicuramente il vertice insuperato di tutta la sua discografia. Il disco, risulta ispirato per tutta la sua durata, senza sostanziali cali di tono. L'artista dimostra insomma con questo lavoro di aver raggiunto la sua piena maturità. Il suo innato talento melodico, la sua capacità di rappresentare il quotidiano, e il suo gusto per l'arrangiamento sfizioso sono qui ai massimi livelli.

Si parte subito con la title-track: un intro di piano malinconico e subito siamo catapultati da una batteria incalzante in un desolante quadro familiare. E' la storia appunto di un latitante, costretto per uno sgarbo alla legge a stare distante dai propri figli. La descrizione della vita da ricercato viene affrescata con vibrante realismo. Riccio infatti, narra con il suo inconfondibile lamento in dialetto napoletano la profonda amarezza nel non poter tornare nemmeno a Natale per consegnare i regali ai propri pargoli, e la drammatica condizione di non poter gridare la sua innocenza. La speranza a questo punto, rimane l'unica via d'uscita, l'unica ancora di salvezza che permette di non pensare di essere privati della propria libertà, chiusi in una stanza umida. Indubbiamente uno dei migliori brani prodotti negli anni 90 dalla corrente partenopea.
Nemmeno il tempo di asciugare le lacrime che ci si ritrova immersi in un altro quadro desolante, è "Non sono stato con lei": un marito che cerca di convincere sua moglie di non averla tradita, incastrato dalla cattiveria delle solite malelingue. La forza trattenuta della batteria esalta l'emotività del pezzo, frastagliato da figure di sassofono sintetico e impreziosito da una coda finale di chitarra elettrica da brividi.
Le solite note malinconiche introducono "Na storia e'n'anno fa". Il tema è sempre quello dell'amore, ma questa volta la tensione sale. Una coppia entra in crisi ancora per una presunta storia di tradimento. Squilli di telefono, fisarmoniche lacrimose e soprattutto ricami di canto femminile che ricordano "The Great Gig In The Sky" dei Pink Floyd, rendono un atmosfera di grande drammaticità.
"Un bacio inevitabile", col suo ritmo da semi-disco parla ancora di sotterfugi di condominio, un luogo che nasconde insidie di cuore ad ogni piano. E sempre, di fondo, l'amara consapevolezza della concupibile condizione umana.
"Pecchè l'è fatte capità" inverte i ruoli, questa volta è il marito a soffrire per la debolezza carnale della moglie, tema che a sua volta si inverte nuovamente in "L'amica di mia moglie" (secondo singolo estratto): Lo sfondo è ancora il condominio, ma stavolta il protagonista non è solo il sesso, ma l'amore, un sentimento che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella musica di Riccio. Uno sguardo fugace per le scale non può saziare la voglia straripante dell'altra, perciò il rischio diventa routine, con tutte le conseguenze che comporta essere scoperti in flagrante da un marito poco raccomandabile.
"Cu tte" è la storia di un'amore adolescenziale mai dimenticato. I due si perdono di vista per anni, ma improvvisamente si rincontrano e scoppia di nuovo la passione. L'uomo, non riesce a togliersi dalla testa la donna, anche se sposata, e cerca di rintracciarla in tutti i modi. "Cu ttè, i facesse ancor ammore" declama Tommy, mentre la figura della donna amata si allontana...
Tocca ora al tango lascivo di "Comme vulesse ca murisse" e a "Và", ricca di suggestioni pastorali, per poi terminare con un altro calibro da 90, "Che te vieste a ffà", un esaltante crescendo tra i gorgheggi malinconici di Riccio e le sinuose figure di tastiere, snodato ancora sul tema del tradimento, sicuramente il filo conduttore del disco.

Non c'è che dire. Un album imperdibile per tutti gli amanti del genere, che come già detto influenzerà molto tutta la scena partenopea, e che si ergerà a rappresentante di un movimento che seppur "di nicchia" dimostra con questo lavoro di poter ambire a platee decisamente più grandi.

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