E' stato interessante seguire il percorso musicale, personale e artistico presentato da Sergio Laccone che, con la sua band e l'amichevole partecipazione di Tony Esposito, si è esibito il 28 giugno u.s. nella Rocca dei Borgia di Nepi (VT), nell'ambito della IV edizione della Stagione Borgiana, megacontenitore estivo di concerti, spettacoli, festival, sperimentazioni e nuove proposte musicali e teatrali.
Laccone che, ricordiamolo, ha al suo attivo diversi CD, partecipazioni televisive a trasmissioni musicali, concerti in Italia e all'estero, collaborazioni prestigiose con Mina, Renzo Arbore, Sergio Cammariere, Stefano Di Battista e altri, forse sente un po' stretta l'etichetta di World Music che frettolosamente gli si appiccica sui manifesti, a definire un genere che invece spazia tra diversi stilemi musicali. Certo la sua estrazione pugliese-partenopea è molto presente nel suo repertorio e nelle sue sonorità, la chitarra la fa da padrona nella tessitura ritmica e armonica dei suoi brani, e le vocalità richiamano esperimenti simili, a partire da quelli di De Simone a Napoli, in poi. Ma c'è anche molto di più. Ci sono raffinati arrangiamenti con echi jazz o funky, armonizzazioni vocali dalle riconosciute radici folk, ci sono attenzioni lessicali nei testi, mai banali o scontati, che aumentano lo spessore della prestazione. La sua istrionica presenza scenica, più sciolta via via che si dipana lo spettacolo, lo vede interagire col pubblico, ballare, passare da strumento a strumento, in un crescendo di coinvolgimento e complice divertimento che non lascia mai il pubblico indifferente.
Il concerto di Nepi (VT), ha visto poi l'apporto di Tony Esposito, pioniere della sperimentazione percussionistica e sonora in genere che, da Napoli, si è diffusa già dagli anni '80 fino alla scena musicale nazionale. Presentatosi con il suo assortito bailamme di bonghi, pad elettronici, tamborder, vocoder, fino al gong bivalve polifonico che ha molto incuriosito gli astanti, Esposito, pagato lo scotto irrinunciabile di Kalimba de Luna, ha fornito al concerto di Laccone quel quid che ne ha ampliato lo spettro sonoro, fornendo spunti di meraviglia ad ogni nuovo suono e aggiungendo a quanto fin lì fatto da Laccone un'atmosfera di irripetibilità che ha catturato lo spettatore, quasi che costui si rendesse conto di star vivendo e ascoltando una prestazione unica, mai ripetibile o uguale a se stessa.
Forse un po' prolissa su alcuni passaggi, quasi a voler raggiungere ad ogni costo le due ore promesse di musica, la parte finale del concerto ha visto però corpi ballare in platea, richieste e applausi a scena aperta. Un concerto godibilissimo e di grande qualità musicale, quali in questa estate 2011 ci si augura di incontrare ancora e sempre più spesso.
Da ricordare gli apporti di Ramon Gomes alle tastiere, alle chitarre e alle voci, di Ivano Fortuna, alla batteria e alle voci e di Mimmo Catanzariti al basso.
Piero Poleggi
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