C'era una volta questo Kevin Rowland, novello Diogene, che si mise alla ricerca delle giovani anime ribelli, ma ben presto capì che non era cosa.
C'è oggi chi gli risponde che le giovani anime sono troppo occupate a trasformare la rivolta in lucro - questa non mi sembra nuova - e che la ribellione, quella vera, alberga in poche vecchie anime, che a volte ritornano.
Vecchie come quella di Antonio "Tony Face" Bacciocchi, batterista di Chelsea Hotel e Not Moving e tanto altro (e tra il tanto mi piace almeno ricordare il suo straordinario blog).
Arrivato nel 2009 alla soglia dei trent'anni di carriera, Tony decide che è tempo di festeggiare.
Allora raduna alcuni compagni di strada e, con la ditta Tony Face Big Roll Band, sforna questo «Old Soul Rebel» che non ha alcuna pretesa se non quella di ritirare fuori dalla discoteca una manciata di dischi che hanno costituito la colonna sonora della sua vita, e di quella di tante altre vecchie anime che nel rock'n'roll hanno trovato un'ancora di salvezza ed una ragione di vita. Sembra strano, ma gente del genere esiste per davvero.
Gente che pensa che la musica può essere solo bella o brutta, si chiami jazz, soul errebbì, garage, mod o punk, e l'unica scelta è quella del lato dove schierarsi.
Gente che, il 7 gennaio 2014, invece di starsi ad ascoltare l'ennesima next big thing (Strypes, tanto per fare un nome), si è comprata per quattro soldi e con colpevole ritardo questo «Old Soul Rebel» e sta godendo in modo inverecondo all'ascolto.
E gli scende pure una lacrimuccia, quando Sergio Milani attacca «Visionary», perché sicuramente le giovani anime chi sia Sergio Milani manco lo sanno, e lo stesso dicasi per «Visionary» e gli Husker Du.
Ha senso, quindi, esaltarsi per il fatto che alla festa di Tony abbiano voluto partecipare membri di James Taylor Quartet e Prisoners, Purple Hearts e Small World, Statuto e Sick Rose?
Ha senso scalmanarsi sulle note infuocate di Georgie Fame, Ikettes (!!!) e Supremes, Ray Charles, Gil Scott Heron e Sly & the Family Stone, sparate a palla fuori dallo stereo?
Domande retoriche, sia per le vecchie che per le giovani anime ribelli; quello che cambia, è solo la risposta.
E poi non credo più né a Babbo Natale né alla Befana, figurarsi se credo che a canzoni si possano fare rivoluzioni, ed anche questa mi pare di averla già sentita.Carico i commenti... con calma