Ognuno, cari miei, coltiva la propria età come preferisce.
C'è chi è modesto da giovane e chi è dittatorialmente innamorato delle proprie idee da adulto. E c'è il contrario.
Bene: io preferisco il contrario. Probabilmente si tratta del classico "essere incendiari da giovani e pompieri da vecchi", oppure dell'essere cretini tanto se non estremisti a vent'anni o ancora estremisti a quaranta...
Insomma...: tutto questo per dire che mi piace un disco, come sempre vergognandomene un po', ma di fondo godendomelo al massimo come so fare da una manciata d'anni a questa parte.
Insomma, da quando ho totalmente e definitivamente perduto la vergogna di me stesso, qualcuno direbbe la dignità, ho capito che Armostrong è un amore adulto tanto quanto Trane è un necessario passaggio della tarda adolescenza (il discorso vale anche, per esempio, per Puzo e Kerouack).
E Tony Hadley e i suoi Spandau Ballett erano una delle voci nella radio della mia adolescenza. Li sentivo di nascosto, come i Durans, e mi piacevano anche se mai e poi mai l'avrei ammesso, a me stesso come agli altri. Ero tutto Prince e Tom Waits. Ma sotto sotto il lacrimone per "Trough The Barricades" scendeva sempre allora come scende ancora: indefesso, reo confesso, felice e passionalissimo.
Oggi Tony Hadley è un bel ragazzone sovrappeso e certamente tinto, abitato da una voce splendida e da una splendida capacità d'usarla. Ha fatto una manciata di dischi, tutti piacevoli, nell'era "post-Spands", non ha ancora fatto una reunion degna di questo nome (i cugini Durans sì... e con profitto) e di recente ha fatto il disco paraculo per eccellenza.
Errore o colpo d'ala già percorso da altri grandi del passato pop-rock (Garfunkel, Stewart...), Hadley s'è misurato coi grandi classici della canzone americana.
Con immancabile effetto-musical e orchestrona pompante dietro le spalle.
Orribile e, naturalmente, bellissimo.
Domanda da adolescente colto (l'adolescente non colto sente la Pausini o i Tokio Hotel, sbraita e sculetta, è felicissimo e non si pone alcun problema): ma un disco del genere a cosa serve, ma non bastavano gli Spands a farci male alle orecchie, ma non poteva andarsene in pensione...?
Questo disco non serve a niente, cari miei. Non serve proprio a niente. Come un bel quadro con nulla di nuovo, un bel piatto di tortelli non particolarmente sperimentali innovativi e neppure troppo stratosferici, ma semplicemente e normalmente, buoni. Come un ottimo Gutturnio, che non ci prova neppure per un secondo ad essere un nobile Barolo o un paracul Brunello...
Qui Tony (facciamo come il Nano con Blair, chiamiamolo per nome, con ideale pacca sulla spalla) fa la sua cosa, e la fa benissimo: canta.
L'orchestra pompa come Dio vorrebbe sempre. In un brano salta fuori anche un quasi perfetto clone di BB King a buttar là un bell'assolo da Gibson 335, sempre come Dio Gusto vorrebbe.
Insomma: tanta qualità.
E tanta bella inutilità.
E noi ci troviamo a starnazzar ballando per la stanza, canticchiando con Tony "I'm just a gigolo".
E siamo persino felici degli anni che passano.
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