Mercoledì 3 maggio 2006, Tony Levin è a Torino con la sua band. La Torino super organizzata delle olimpiadi praticamente non si accorge di quello che probabilmente è un evento, un evento nei personaggi che la sera suonano ed intrinseco nel palmares che sfoggiano.

Tony Levin, Jerry Marotta, Larry Fast, Pete Levin (fratello di Tony), e Jesse Gress quest'ultimo chitarrista e spalla di Todd Rundgren, nonchè autore di cinque, dico cinque libri sulla tecnica avanzata della chitarra, un ottimo biglietto da visita.

Il locale è piccolo a occhio conto non più di trecento persone, la paura era di trovarmi in mezzo ad una platea composta da bacchettoni musicisti super attenti a sezionare i tecnicismi del bassista americano, invece devo dire che l'ambiente è rilassato, con un pubblico di età non più givanissimo ma pronto ad accogliere con genuino entusiasmo ogni loro performance. Il concerto si apre con "Pilar Of Fire" brano tratto da "Waters Of Eden" splendido album del 2000, per proseguire con pezzi tratti dal suo ultimo lavoro "Resonator" dove trova posto la bella "Utopia". La prima parte del concerto è impostata sulla proposizione del suo repertorio solistico, "Pieces Of The Sun" e "Phobos" su tutte, ad eccezzion fatta di un inedita quanto mai graditissima "Back In N.Y.C." dei Genesis (quelli buoni), dove vede un inedito e alquanto bravo Jerry Marotta alla voce chiudere la prima metà della serata.

Aggiustata l'acustica la seconda parte si apre, tra aneddoti su Peter Gabriel e battute in perfetto italiano tra Tony e noi astanti, con un repertorio che vede brani non totalmente composti da lui ma che l'hanno visto protagonista: "On The Air" di Gabriel e "Sleepless" dei King Crimson cantate anch'esse da Marotta e poi a conclusione del concerto sempre dei King Crimson una elettrizzante "Elephant Talk" dove il barrito chitarristico originariamente di Belew viene sostituito da un barrito sintetizzato di Fast, ma il rimando a Fripp nei suddetti brani e tanto che anche il bravissimo Gresse non riesce a sopperire ai suoni e soprattutto allo stile di Robert.
Naturalmente Levin da sfoggio della sua abilità usando vari tipi di basso, dal fretless al basso a sei corde, dalla viola elettrica fino al fantomatico stick; anche Marotta, un po' appesantito nel fisico, è ineccepibile nel suo drumming serrato, Larry Fast, soprannominato dallo stesso Levin Synergyman, per la sua capacità di manipolare i suoni più disparati e adattarli ad ogni situazione è attento e pronto a creare sinergia tra suono e musica, Jesse Gress virtuoso della chitarra dagli occhi spiritati ci fa sentire cosa vuol dire suonare la chitarra e Pete Levin (da me non conosciuto), è bravissimo al pianofote e tastiere.

Dopo ancora un paio di brani dal suo ultimo album la serata si conclude, io mi ritrovo spalla a spalla con Marotta mentre stringo la mano a Levin. Non mi sembra vero, quei musicisti che altre volte ho visto così distanti da me (proprio da condizioni strutturali, come grossi palchi) e che mi sembravano irraggiungibili, adesso sono li a portata di mano e mi godo quel momento.

Tony Levin con soddisfazione e un enorme sorriso sul volto saluta con le mani ripetendo più volte <..grazie Torino, siete fantastic> avviandosi verso l'uscita del palco.

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