Nel 1969 subito dopo esser uscito dall'organico di Miles Davis, dove era entrato a soli 17 anni, il grande batterista Tony Williams fonda un gruppo destinato a rivoluzionare la storia della musica  contribuendo alla nascita del genere oggi conosciuto come "Fusion" ovvero fusione tra Jazz e Rock.

Insieme al chitarrista Inglese John McLaughlin arrivato pocanzi negli Stati Uniti ed il rivoluzionario organista Larry Young diede alle stampe l'album d'esordio "Emergency!", doppio album che già si faceva notare per l'audacia delle esecuzioni e degli arrangiamenti.

Nel 1970 John McLaughlin invitò in formazione il proprio amico Jack Bruce, famoso bassista dei Cream, che ovviamente conoscendo la fama e la statura artistica dei componenti del gruppo accettò immediatamente l'invito.

Da questo connubio nacque questo magnifico disco che vi sto recensendo, pubblicato nel 1970: un disco duro, paranoico, strutturato e destrutturato dove ogni estetica sonora sia di esecuzione che di registrazione sembra essere stata deliberatamente tralasciata, dove spiccano "Vuelta Abajo" dal riff dissonante e l'incedere possente, l'album opener "To Whom It May Concern", divisa in due parti e lo standard "once i loved" stravolto dalle immagini angoscianti evocate da chitarra ed organo e dalla voce paranoica di Tony Williams.

E' inutile dire che un'opera di questo tipo fu snobbato da critica, che urlò allo scandalo per la brutalità delle esecuzioni e dal pubblico, essendo una proposta musicale decisamente estrema e senza compromessi.

Eppure è particolarmente interessante notare come gli eccessi solisti che avevano forse appesantito il disco d'esordio qui vengano messi da parte a favore di un suono di insieme, e colpisce molto l'atmosfera malata di molti pezzi, soprattutto quelli cantati nonchè la pesantezza delle esecuzioni, dove spesso e volentieri viene ampiamente superato il confine tra suono e rumore.

Nella versione CD compare anche come inedito un brano cantato da Jack Bruce composto da John McLaughlin "One Word" che sarebbe diventato uno dei classici della futura Mahavishnu Orchestra.

Insomma, un'opera molto trasversale questo disco, ingiustamente dimenticato e poco valutato ancor oggi ma che meriterebbe più attenzione vista la caratura dei protagonisti e delle ardite sperimentazioni che vi si trovano.

Da Riscoprire.

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