Non ho perso niente, non mi sono distorto caviglie, ho saltato, pogato, baciato, urlato, sudato e bevuto il giusto.... miracoli da Tool.

Del pre- e del post-concerto val la pena di segnalare il cartello modello OPEC dei napoletani con le birre in fresco di fronte al Forum. Voglio una birra da 66, vado dal primo e arrivo a quattro euro. Vado dal secondo e arrivo a tre e mezzo. Il tipo prima prende i soldi, poi si accorge di essere osservato dal suo collega birraio e fa finta di esser stato infinocchiato. La pantomima sarebbe anche godibile, ma a duecento metri ci sono i Tool, quindi bye bye napule e forza Maynard.

Iniziano con la canonica mezz'ora di ritardo, e l'intro marziale già scalda gli amici del pogo pesante. Appena si schiaccia il pedale della chitarra finisce il tempo dei convenevoli. In quinta fila si vola, tanto per le spallate quanto per la visione dell'uomo che tutti chiamano John Maynard Keynes ma che non si chiama così. Arriva in jeans e cappellaccio texano, e subito si capisce chi comanda. A noi scalmanati delle prime file ci caga proprio poco, ma è sacrosanto così, per il contatto col pubblico, l'empatia confidenziale e altre stronzate del genere andate a vedere Ligabue. Qua si fa musica, pochi cazzi. E si fa musica seria. Toni, quello a cui hanno detto "Tu non sei sociale. Tu sei troppo Tool", se ne sta in tribuna a cinquanta metri dal palco, per godersi meglio l'acustica e i giochi di luci messi su da questi quattro californiani che coi Red Hot, il sole, le fighe e tutto l'immaginario edonistico che si associa a Los Angeles non c'entrano proprio per niente.

Il Forum non è pieno, meglio così. Davanti ci si toglie subito la maglietta, dietro si può prendere una birra in tutta tranquillità. Maynard si toglie il cappello di Gei Ar (scritto J.R. non rende l'idea) e spunta il fenomenale crestone, tipo Giovanni Lindo Ferretti coi CCCP, una specie di mattone sulla testa, tanto è grosso e compatto. Continua a cantare accanto alla batteria, quasi spalle al pubblico, forse per mostrare il tatuaggio sulla colonna vertebrale, più probabilmente perché già lo sa che là sotto c'è l'inferno, controllare non serve.

Adam Jones, il chitarrista che gira anche i video, è piantato sul palco e con lo sguardo controlla tutto, Justin Chancellor, il bassista, sembra il più cazzone di tutti, insomma ogni tanto sorride e agita i riccioloni, mica poco. Partono i bis, parto verso la bolgia. In mezzo a mille pelati elettrici riconosco Geeno, e Teeno a ruota. Mi ricordo di tenere i gomiti alti, quasi perdo una scarpa, ne prendo e ne do, ed è fantastico. Mai pagato così tanto per un concerto, ma come si dice in questi casi i soldi del biglietto li valeva tutti.

E il sillogismo appaga.

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