Una band che si affaccia novella sulla scena musicale ha la responsabilità (in primo luogo nei confronti di se stessa...) di scegliersi lo stile a cui dedicare il proprio corso sonoro. E - fatti salvi casi eccezionali di formazioni al di fuori delle categorie (sebbene ormai si tratti di situazioni rarissime) - spesso le decisioni prese vengono influenzate dalle forme musicali (magari le più inflazionate) che, nel particolare momento storico, sono in grado di garantire maggiore esposizione oppure, nella seconda delle ipotesi, portando in superficie quelli che sono stati gli ascolti di gioventù (e che magari continuano anche in età più matura).
A volte invece capita che a guidare le menti degli aspiranti musicisti sia il desiderio di indagare le potenzialità di un genere o più generi, concedendosi quindi maggiore libertà d'azione. É questo il caso dei debuttanti Tor Marrock, terzetto proveniente dal Galles, che opta per un sound variamente modellato, a seconda delle differenti prospettive espressive. E così si mescolano, si separano e si ricongiungono suoni gotici di derivazione tanto rock quanto industriale (pur se le sorgenti sono sempre strumentalmente tradizionali e quindi non vi è un apporto di macchine e laptop, al di là di quelle utilizzate in studio) con forme estreme di metallo, spesso black, ma anche con una sorta di new metal grezzo, abrasivo e oscuro.
Alla fine ci si ritrova tra le mani un lavoro in cui si potrebbero materializzare le immagini di Fields Of The Nephilim/The Nefilim, Khold, Moonspell e degli Slipknot in versione lo-fi. Il che rende ‘A Gothic Romance', a dispetto di un titolo anonimo, un album di evidente spessore e perfettamente calato nella parte di chi sta rovistando nel torbido per fuoriuscirne ancora più malefico e sinistro.
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