A volte capita che un disco ti prenda completamente. Che ti rapisca assorbendo integralmente i tuoi pensieri, quasi a immobilizzarti fisicamente e tu resti lì a "guardare la musica" mentre ti avvolge e ti porta via. È successo recentemente per questo disco.

Quando vidi per la prima volta la copertina del CD credevo di dovermi imbattere in uno di quei cerebralissimi dischi ECM di jazz informale, di ricerca, di nuove frontiere etc etc. Mi sbagliavo.
Dietro quell'algido nome si nasconde un pianista con un tocco delicatissimo, melodico ma mai mellifluo, incredibilmente caldo, elegantissimo e leggero. Ricorda molto Mehldau in questo giocare con la melodia rigirandola fra le dita senza aver paura di mostrarsi semplice. Ciò che colpisce è proprio questa orecchiabilità, sfacciatamente disinibita eppure così suadente ed elegante, questo rifuggire da ogni sfoggio e svolazzo di note a vantaggio di un gusto per la rarefazione. Suona per sottrazione il nordico Tord, salvo a volte rivelare di che pasta è fatto in alcuni passaggi, tanto brevi e fugaci quanto leggerissimi e in punta di falangetta.
Musica di grande atmosfera, dunque, e suonata superbamente. I brani sono tutti originali, di composizione dello stesso Gustavsen. Il resto del trio se la cava egregiamente svolgendo il difficile impegno di dosare e calibrare la dinamica e il supporto ritmico in modo adeguato e non ridondante.

Non ho potuto fare a meno di acquistare gli altri lavori del pianista: l'ultimo del 2005, "The Ground" e un'altra preziosa perla: "Aire And Angels", con la partecipazione della splendida voce di tale Siri Gjære, a me sconosciutissima, ma perfettamente in sintonia con lo stile pianistico del norvegese.
Un nome da tenere d'occhio, per chi è in cerca di musica cantabile e meditativa e nel contempo di gran classe

Carico i commenti...  con calma