Quando un presentatore della tv chiese una volta a Tori Amos di definire con poche parole la sua musica, lei rispose dicendo: "E' molto simile ad un miscuglio di peperoncini bollenti e yogurt alla vaniglia". Forse questa è proprio la definizione più azzeccata, più semplice, più vera che la rossa cantautrice del North Carolina poteva esprimere riguardo la sua musica.
Siamo nel 1992, Myra Ellen, figlia di un pastore metodista e di una donna di origine Cherokee, dopo aver vissuto anni prima un infelice e scoraggiante esperienza discografica (prodotta dalla "Atlantic Records") col suo primo gruppo, gli Y Kant Tori Read, delusa e disillusa del mondo musicale decide di abbandonare la band e di iniziare a scrivere qualcosa di più personale, di più intimo al pianoforte. Con l'aiuto del suo produttore artistico e fidanzato Eric Rosse, Tori (nome d'arte che userà sempre da allora) si chiude in studio ed inzia a registrare una serie di canzoni, suonate solo con l'accompagnamento del suo fedele pianoforte e poi sovraincise ed arricchite con altri strumenti. Fondamentalmente però la struttura di queste canzoni è pensata unicamente per una linea di pianoforte e voce, che si rincorrono, si accarezzano, fuggono e si ritrovano: sta nascendo pian piano "Little Earthquakes".
Dopo mesi di lavoro, Tori ed Eric fanno ascoltare il disco alla Atlantic, la quale storce un pò il naso, definendo quella musica un pò troppo bizzarra e non molto adatta al mercato americano, ma piuttosto a quello europeo ed in particolare a quello inglese. E' infatti proprio in Inghilterra che la Atlantic decide di spedire Tori e i suoi "Piccoli Terremoti" per testare il riscontro con il pubblico. Non ci volle molto tempo però per scofermare in modo radicale gli inziali dubbi della Atlantic: Tori e' diventata un vero e proprio idolo nei locali londinesi e tutti parlano di questa ragazza al piano e delle sue canzoni. Il 13 Gennaio del 1992 esce "Little Earthquakes" in Inghilterra ed un mese dopo subito anche in America. Ogni incertezza da parte della casa discografica si dissolve velocemente perchè l'album ha un grandissimo successo (venderà circa 2 milioni e mezzo di dischi). Nasce Tori Amos, nasce "Little Earthquakes", un album dal sound fresco, innotivativo, ricco di tematiche di grande importanza sociale e testi che riescono a far rimanere a bocca aperta anche i più scettici critici musicali. Religione, mondo femminile, amore, sessualità, sono alcuni degli argomenti intorno ai quali girano i "Piccoli Terremoti".
Il disco si apre con "Crucify", il singolo che fa conoscere la Amos al mondo e che le farà ottenere la definizione di "più promottente cantautrice degli anni '90". E' un pezzo che parla di religione ("I crucify my self every day/ I crucify my self and nothing I do is good enough for you/ ) e dell'essere molte volte schiavi di questa: è una canzone dal contenuto forte e che smuove subito qualche polemica. Segue la bellissima "Girl", una canzone dal sapore pop, caratterizzata da accordi minori che conferiscono più profondità e drammaticità al brano. E' la volta poi della dolcissima "Silent All These Years" primisso singolo sfornato nel 1991 ed una delle canzoni più tenere e commoventi dell'album in grado di saper trascinare l'ascoltatore e farlo rimanere sospeso tra cielo e terra. Il piano e gli archi sono gli unici strumenti presenti ed il tutto è arricchito dai cori della stessa Tori che, come mille voci che si rincorrono tra loro sembrano disegnare melodie sospese in aria. "Precious Things" è invece uno dei brani più rock dell'album: pianoforte, batteria, basso e chitarra distorta; c'è un riferimento nel testo ad una delle band preferite di Tori, i Nine Inch Nails, che in futuro citerà spesso in altre sue composizioni. Segue la storia di un padre e di una figlia (è una canzone chiaramente autobiografica) che deve imparare a crescere e a sapersi reggere in piedi da sola: la fantastica "Winter", ovvero uno dei pezzi più profondi del disco, con un carico di pathos e di magistrale interpretazione da far scendere qualche lacrima sincera sul volto. Ed ecco che arriva un brano abbastanza allegro "The Happy Phantom": sembra una sorta di interludio, un "sorbetto", molto simpatico e suonato con grande raffinatezza e richiamo jazzistico.
Seguono "China" una ballata pop non così bella come il resto delle canzoni di questo disco, ma che alla fine convince, "Leather" un brano molto sensuale ed orecchiabile, e "Mother" una canzone molto intima, sentita, con un testo molto profondo e sicuramente emozionante. I brani che chiudono l'album sono "Tear In Your Hand" dal groove pop e da un facile e memorizzabile riff di piano, "Me & A Gun" il pezzo più crudo e più triste dell'intero album, il cui tema è l'abuso sessuale (subito dalla stessa Tori anni prima). La stessa cantautrice confesserà qualche anno dopo di essere stata violentata e di aver scritto questa canzone grazie alla visione di un film che la toccò particolarmente: "Thelma & Louise". L'ultimo brano è "Little Earthquakes", una canzone alla Kate Bush. Percussioni africane, suoni etnici, ritmo lento ma trascinante al tempo stesso fanno di questo ultimo brano una vera e propria perla assoluta.
"Little Earthquales" è insomma un disco innovvativo per gli anni '90, un disco coraggioso, un diario aperto, sono storie che parlano di vita quotidiana, frammenti di emozioni vissute dalla stessa Tori, la quale, attraverso la fusione della sua voce con il pianoforte, riesce a regalarci dei veri e propri gioielli che fanno di questo album un autentico capolavoro della musica moderna.
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