Assistere a un concerto è sempre meraviglioso ed emozionante in generale, ma quando assisti al concerto dell'artista che più ami e che segui da una vita, che sia la prima volta, la seconda o la decima, è qualcosa di diverso, di speciale. Così come, con tutto il rispetto per stadi, club e arene, il teatro è un'altra cosa.

Il Teatro degli Arcimboldi è un tempio dell'arte, un sacrario di bellezza e splendore, e vedere Tori Amos in questo contesto è come ritrovarsi sospesi nel tempo e uscire dalla propria dimensione, nonostante la modernità sia onnipresente nella massa di duemila smartphone accesi per poter filmare e fotografare, immortalare qualcosa che non può essere però immortalato o raccontato. Come se fosse davvero possibile spiegare, attraverso video e foto, un miracolo a chi non era presente.

Vederla esibirsi all'interno dello spettacolo di luci e sensazioni tipico dei suoi concerti, è come ricongiungersi al proprio io del passato, essere un tutt'uno con sé stessi, tornando all'origine e al significato delle cose. È come il finale di The Tree of Life, è in un certo senso come avvicinarsi al sacro e al trascendente. E solo l'arte può arrivare oggi a tanto. Così come la sensazione di comunanza, che talvolta solo trovarti assieme a tante altre persone che condividono la stessa passione per un'artista ti fa provare. Applaudire, invocare, attendere, infine esplodere di gioia ed emozione, adorare tutti assieme una cantautrice che non è nata per essere universalmente conosciuta, come una Lady Gaga o Madonna, ed è anche in questo però la straordinarietà dell'evento.

Riguardo alla scansione dei brani, da God in apretura fino a Cornflake Girl e al secondo e ultimo bis con Take to the sky, con in mezzo la commozione per Crucify, la meraviglia nell'ascoltare Bells for her, la bellissima titletrack dell'ultimo e ottimo album del 2021 Ocean to Ocean, il piacere nella riscoperta di una gemma nascosta come Bouncing off Clouds (da un'opera ambiziosa e imperfetta, ma degna di essere riscoperta come American Doll Posse), e tutte le altre, il livello non scende mai. L'unico dispiacere personale è nell'assenza di pezzi come A Sorta Fairytale e Precious Things, classici non fissi ma ricorrenti nelle scalette del tour europeo in corso.

Ma non sono i pezzi di per sé a contare, quanto l'esperienza complessiva di cui parlavo.

Esperienza che è stata totalizzante e mi ha riempito. Chiudendo anche, simbolicamente, il lungo cerchio - invero già chiuso - della pandemia. Difatti, questo è stato fra gli ultimi concerti a venire rinviati per via delle misure restrittive, poco più di un anno fa.

"Mi ha fatto riflettere sulla mia vita e mi ha fatto sentire felice"

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