Brutta cosa invecchiare, vero Tori?
Tu che sei sempre riuscita ad essere te stessa, libera dai canoni di bellezza della società e creatrice di manifesti musicali da brividi ("Boys For Pele", in primis, ma anche "Little Earthquakes", "Under The Pink" e "From The Choirgirl Hotel"), che hai donato carica erotica al pianoforte per come lo suonavi quando ancora sapevi che potevi essere te stessa. Indimenticabile tu eri, in quegli abiti da sera, con i capelli rossi al vento, sudaticcia e sporca con le gambe aperte e la testa che volteggiava all'indietro. Violentavi il pianoforte, ci facevi sesso con le dita, e i tuoi amplessi erano spesso vortici di pura bellezza. Funzionava anche con il clavicembralo, ed ecco perchè ritengo "Professional Widow" la canzone perfetta per amoreggiare.

E ora? Che ti è successo? Sarà il nuovo millennio, sarà l'età che avanza, sarà il botox che ha preso a viaggiare sul tuo viso acqua e sapone, ma sembra che non ce la fai più. "Scarlet's Walk" era un bell'album, ma abbastanza dispersivo e poi? Un "Beekeeper" piacevole, ma scialbo, un "American Doll Posse" che di bello aveva solo "Bouncing Off Clouds", un brutto "Abnormally Attracted To Sin" dove ben poco si salvava e un inqualificabile album natalizio. Di male in peggio. E ora? E ora sei tornata, per un'etichetta di musica classica. Ti presenti in copertina come una messia, come la Madonna di Fatima di noialtri, legatissima, per nulla sensuale, un po' come nel video dello scialbo singolo di lancio, "Carry", nel cui video sei praticamente immobile, tentando vanamente di ritrovare quello sguardo di fanciulla sperduta degli esordi. Dove sei finita Tori?

Che senso avrebbe un brano come la bruttissima "Snowblind"? Inutile prewar-folk che vuole fare à la Cocorosie, ma non ci riesce. "Battle Of Trees" è la versione medievale di una qualsiasi canzone di "The Beekeeper", tirata via per nove minuti e per nulla emozionante, nonostante la bellezza tecnica del brano. E le canzoni scorrono pericolosamente uguali, belle oggettivamente, ma spesso noiose, pesanti e ariose ("Start Whisperer"), come se il tempo non passasse mai.

Certo, i pezzi magnifici non mancano. E grazie a Dio, in apertura, ci hai ficcato dentro una splendida "Shattering Sea", crogiuolo di violini ammaliatori e apnee scenografiche. C'è anche "Fearlessness", nenia morbosa e sepolcrale che prende il cuore e lo strizza fino a che i violini non avvolgono l'ascoltatore, per trascinarlo da qualche parte.

Le intuizioni, gli abbagli e la speranza non mancano e, rispetto agli ultimi capitomboli, l'(ex?) bella rossocrinita pianista si è rialzata, ma la diffidenza resta: troppo normalizzatasi con il tempo, sedutasi sugli allori e dedita ad una ricerca accademica del suono, rifiutando in parte le emozioni. Certo, a quarant'anni e passa non si può ancora chiedere una canzone che termini con un "Give me peace, love and a hard cock", ma quella Tori che chiedeva a Dio se fosse frustrato e se avesse bisogno di una donna per placarlo, cazzo se mi manca.

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