Dopo 'Toto', album d'esordio dell'omonimo gruppo datato 1978 e la consacrazione immediatamente successiva al disco 'Toto IV', la band capeggiata da Lukather e Paich, si trovò di fronte ad un periodo di difficoltà, complici le situazioni che videro Bobby Kimball e Fergie Frederiksen al centro di polemiche riguardanti l'utilizzo di droga da parte di quest'ultimi.

Nel 1988 dunque, uscì 'The Seventh One' che apportò non poche modifiche al gruppo statunitense: da una parte l'esordio da lead vocalist di Joseph Williams. Dall'altra, l'uscita di scena semi-definitiva di Steve Porcaro che però, continuerà a collaborare con Paich e co., seppur dietro le quinte. Personalmente, ritengo che sia il miglior album della band dopo 'Toto IV' e 'Toto', nonchè un disco che ricalcherà non solo le frequenze rock ma anche generi più soft. Importante evidenziare quindi, le diverse ballate incluse nel disco come 'Anna', 'Stop Loving You' e 'You got me'. Canzoni che si vanno a contrapporre ad altrettanti pezzi di spessore dell'album. Primo tra questi, ''Pamela'': una canzone che risente di influenze rock e che al contempo cerca di avvicinarsi quanto più possibile alla famosa 'Rosanna', punta di diamante di 'Toto IV'. Donne a parte, sottolineerei anche altri due pezzi molto belli: 'Mushanga' vede protagonista uno splendido groove del compianto Jeff Porcaro. 'Straight for the heart' non è un capolavoro ma rimane comunque una canzone orecchiabile perchè, diciamocelo, una band con gente come Lukather, Porcaro J. e David Paich non si limiterebbe mai a comporre canzoni mediocri. 'Stay away' ed 'Only the children' sono anch'esse canzoni di buon livello ma intendo concentrare l'intera recensione sul pezzo che, a mio modesto parere, risulta essere il migliore dell'intero album. 'Home of the brave' è una canzone stupenda. Entra di diritto nella 'top 10' della band ed ha anche ottime possibilità di sfondare nella 'top 5'. Ancora una volta David Paich contribuisce enormemente alla bellezza di questo pezzo con delle melodie fantastiche. Stesso lavoro operato da Steve Lukather che ci mette sempre e comunque del suo. La vera anima del pezzo è rappresentata però da un grandissimo Jeff Porcaro che, ancora una volta, riesce a trasformare uno strumento di secondo ordine, in qualcosa di indispensabile. In questo pezzo, Jeff ce li mette tutti: Paradiddle, doppio Paradiddle e chi più ne ha più ne metta. Molto probabilmente dovrei ringraziarlo poichè è la sua batteria che mi esalta enormemente nell'ascolto di questo pezzo.

In sintesi, è un disco che riuscirà a riscuotere un ottimo successo commerciale ma che al contempo, riuscirà a tenersi comunque ben lontano dallo spregiudicato, schifoso e lurido pop che incomincerà a devastare la musica già da quel periodo. 

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