Nonostante il titolo questo è il tredicesimo album in studio della gloriosa formazione AOR ma il genere è limitativo, trattandosi prevalentemente di Rock Progressivo, di Los Angeles. Da segnalare in primis il rientro in formazione per tutti i brani del tastierista Steve Porcaro e l' abbandono invece del talentuoso drummer Simon Phillips rimpiazzato da un ottimo Keith Carlock. Sono inoltre importanti i ritorni del singer Joseph Williams che canta totalmente quattro brani e dello storico bassista David Hungate in seguito purtroppo all' aggravarsi delle condizioni di salute ed alla successiva morte di Mike Porcaro avvenuta pochi giorni fa, che regala la sua performance in tre degli undici brani in ascolto mentre i restanti, per quanto riguarda il basso, sono "in carico" a Steve Lukater, alla brava ed avvenente, che non guasta, Tal Wilkenfeld e al talentuoso quanto barbuto Leland Sklar (mamma mia che nomi...e dire che c'è ancora qualcuno per giunta e specialmente in Italia che "rompe" ancora per il mio...). Oltre ad altre collaborazioni in alcune tracce, "chiudono" la formazione ovviamente il grande e simpatico (lo conobbi a Los Angeles) già nominato Steve Lukater (chitarre-voce-basso) ed il sempre presente e co-mente David Paich (tastiere-voce). La prima cosa che "salta" alle orecchie durante l'ascolto è, fortunatamente, il ritorno alle sonorità e alle tematiche musicali "classiche" della band che, paradossalmente, pur sembrando piuttosto anacronistiche nel 2015, fanno dire grazie di non doversi assorbire un disco simile al tedioso "Falling In Between" del 2006 vertice basso in assoluto per chi scrive, seguito da "Kingdom Of Desire" del 1992 della loro intera produzione. Pur assomigliando oltre che nel titolo a "Toto IV", altro album piacevole e di notevole successo ma sempre per il sottoscritto non il migliore, riprendendone in alcune tracce lo stile musicale, "Toto XIV" se ne distacca in altre più vicine a "Fahrenheit" e "Isolation". Del resto se i Toto, possano o non possano piacere, "stravolgessero" completamente il proprio stile, sono certo non convincerebbero nessuno. Purtroppo gli artisti che hanno avuto molto successo, difficilmente sono "accettati" quando sperimentano e questo i Toto, grandi professionisti e session men lo sanno bene...Le canzoni che spiccano sulle altre sono almeno tre : "Running Out Of Time", pezzo d' apertura che sembra musicalmente essere "estratto" da uno qualunque dei dischi solisti del virtuoso chitarrista ora Deep Purple, Steve Morse ma con l' aggiunta di testo e cantato che lo rendono efficace e spiazzante. Molto "Toto" e bella "Holy War" con dei cori adatti ma un po desueti e con intenzioni politiche nel testo ed il singolo "Orphan" che pur "reggendosi" su di un arpeggio di chitarra bello ma non originalissimo, si difende bene con ottimi arrangiamenti che la rendono progressivamente molto rock. Il resto è composto da dignitosi brani molto "Toto IV oriented" e da ballads piacevoli che i "nostri" hanno già più volte "sfornato"...Una spanna sopra questi ultimi il conclusivo, anche se l' edizione giapponese consta anche del brano "Bend", "Great Expectations", brano lungo, articolato e sulla falsariga dell' inimitabile "Home Of The Brave" e di "Better World". Williams, nelle canzoni dove canta da solo sorprende in quanto continua, nonostante l' età che avanza e a differenza di quanto ascoltato nell'ultimo lavoro a mio avviso non entusiasmante ed in uscita contemporanea a questo degli in parte "similari" Europe, da parte di Joey Tempest dalla voce purtroppo "ingrossata" dal tempo trascorso, ad avere una timbrica vocale fresca e limpida...Analogo discorso a quello di Tempest, anzi peggio, bisogna purtroppo farlo per la voce ormai invecchiata di David Paich che, pur rimanendo un fantastico musicista, si ostina a voler cantare alcune parti soliste, ma facendolo ormai con un timbro simile ad un anziano con la dentiera (ascoltare l' inizio di "Great Expectations" per credere...). Discrete e nel loro "standard" le parti cantate da Lukater. Un altro piccolo punto a sfavore del lavoro sempre per chi scrive, e a molti questo sembrerà fuori luogo (e giù con gli insulti...), è la produzione, ottima musicalmente ma affidata agli spocchiosissimi ed antipatici "personaggi" della "Frontiers" di Napoli che, non si sa come (un'idea forse l' avrei ma la tengo per me...), detengono quasi la totalità del "parco vecchie glorie" del prog e dell' Hard Rock Internazionale. Classico esempio loro di gente priva di qualunque talento (la cosa è comunque comune alla quasi totalità delle case discografiche), che vive e si arricchisce, anche se sarebbe meglio dire si arricchiva, sul talento altrui senza mantenere un minimo di umiltà e classe... Produrre Musica è a mio avviso non solo "far quadrare i suoni", e anche riguardo a questo ci sarebbe da discutere, ma anche mantenere rispetto ed umiltà con chiunque la faccia specialmente se la fa bene. Nel loro caso e a peggiorare la cosa, si snobba e non si considera totalmente qualunque proposta musicale venga dall' Italia a dimostrazione, ce ne fosse bisogno, di quanto questo "Paese" sia lontano dal suo Popolo anche riguardo l' Arte. Che gruppi come Toto, Yes, Boston e moltissimi altri debbano "venire" in Italia per farsi produrre rimane comunque un mistero...In conclusione un buon lavoro, non certo un capolavoro, ma i Toto, band che ho sempre amato, preso ad esempio e tra i miei preferiti in assoluto, valgono comunque a mio parere un ottimo voto; continuare a fare buona musica dopo tanti anni di carriera merita l' attenzione anche di chi può averli dimenticati o di chi non li conosce affatto.
Carico i commenti... con calma