In uno di questi pomeriggi roventi di fine estate, dopo aver passato la notte insonne per via dell'indomabile umidità e dopo l'ennesima, massacrante mattinata lavorativa, sono crollato sul divano un secondo dopo aver ingurgitato l'ultimo pezzo di una deliziosa quanto audace frittata di patate e cipolle.
Per favorire la mia caduta tra le braccia di Morfeo, nell'Ipod stanno girando, random, varie canzoni volutamente concilianti, ma la trappola è dietro l'angolo. Immerso nella quiete onirica del post rock e dell'ambient, c'è anche un pezzo nuovo dei Toxic Holocaust che, una volta partito, mi provoca una visione mistica: mi appare Tom Angelripper che, schifato, mi mette in guardia dall'ultimo platter di Joel Grind e compagnia, intenti a far uscire un disco avant-garde progressive/thrash metal con dentro sofisticate parti di cornamusa scozzese. Altro che frittata di patate e cipolle! Sicchè, mentre il mio sfiancato cervello sembra fregarsene altamente della mutazione musicale che gli americani potevano aver intrapreso, ecco il chorus da canticchiare sotto la doccia di ''Bitch'': [Tie her up Start the Fire/Burning in torment alive/For her crimes, For her sins/The bitch will be burned at the stake].
Mi sveglio di soprassalto, grondante di sudore, pensando avesse suonato al citofono la mia (futura?) suocera. Fortunatamente non è così: è solo un riflesso condizionato. Ma, ormai, addio pisolino pomeridiano. In questo momento il mio più grande desiderio (dopo la consueta visituccia al debasio nazionale) è scoprire, una volta per tutte, come suona questo dannato quarto lavoro dei tossici dell'Oregon, perchè Freud, onestamente, mi è sempre stato un pò sulle balle.
Loro li avevo scoperti col debutto ''Evil Never Dies'' e ci ero andato discretamente in fissa anche dopo. Non perchè fossero bravi chissà quanto; semplicemente perchè possiedono un'attitudine, dei suoni ed un livello di cafonaggine che non possono non far sobbalzare il cuore di un amante del vecchio thrash anni '80 come il sottoscritto. Pezzi brevi, decisi, senza fronzoli, caustici ed estremamente ignoranti rimpolpati da quegli stacchi, quelle ritmiche... tutto come da manuale. Per anni gli amanti di Venom, Slayer, Nuclear Assault e Triade crucca, sentitamente, hanno ringraziato.
Ma adesso, in questa stagione di manovre e correzioni, arriva ''Conjure and Command''. E i Toxic Holocaust sembrano aver deciso di cambiare stile, me l'ha detto lo zio Tom in sogno.
Cerco su internet. Il primo impatto è la copertina: invece dei soliti colori radiosi, la tinta in bianco e nero: <<Porca Pupazza! Ma allora i sogni premonitori esistono davvero!>> - penso meravigliato - <<Probabilmente i suoni si saranno ammorbiditi. Facilmente i pezzi si dimostreranno più abbelliti, più lunghi e tortuosi. Ci sta che la produzione sia diventata adamantina e che privilegi la melodia delle chitarre invece che pensare solo a travolgere le orecchie dell'ascoltatore. Può essere pure che Joel Grind si diletti in scale pentatoniche degne del miglior shredder (vabbè, ora non esageriamo)... Ecco l'ho trovato. Fammi sentire, via>>.
I due minuti debordanti dell'iniziale, slayeriana ''Judgment Awaits You'' mi accolgono nella maniera più conservatrice possibile. Mezz'ora dopo (finalmente qualcuno che ha capito che la durata ridotta per questo genere è un toccasana) ogni sospetto è fugato: l'evoluzione non passa certo da qui e, detto tra noi, meglio così. Riecco i riff furiosi, i ritmi serrati e i ritornelli da hooligans. Riecco la batteria aggressiva, la voce cruda e spaccaossa di Grind immersa in una produzione grezza e corposa (Relapse). Insomma riecco i Toxic Holocaust. Quelli di sempre.
C'è ''I'm Disease'' che inietta un pò di sano spirito black e ci sono ''Bitch'' e ''Revelations'' che sprizzano punk da ogni poro. Ma, in realtà, questi sono solo condimenti per quello che è un album thrash metal fino al midollo (''Nowhere to Run'' e ''Red Winter'' sono vere e proprie killer songs), con tanto di stop & go assassini che dal vivo scateneranno sicuramente l'headbanging più selvaggio (a proposito il 2 dicembre sono a Treviso coi Kvelertak).
Per dirla alla Remarque: niente di nuovo sul fronte occidentale. ''Conjure and Command'' non è un lavoro imperdibile, nè i Toxic Holocaust (verosimilmente) comporranno mai qualcosa di tale. Per chi cerca il metal con le cornamuse ci sono sempre i gruppi folk, ve li lascio volentieri; per coloro che, al contrario, non si stancheranno mai del thrash cazzuto, rozzo, sincero e nostalgico, con quest'album troveranno pane per i loro denti.
Pane da accompagnare chiaramente con una megafrittatona di patate e cipolle.
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