Un magnifico massacro, dalla prima all'ultima nota. Non c'è modo migliore per descrivere questa compilation che sigla i primi dieci anni dei Toxic Narcotic. Vengono da Boston, e si sente: la scena hardcore bostoniana si è sempre posta come una figlia ancora più brutale di quel NYHC già muscolare di suo, fin dai tempi del seminale manifesto di "This Is Boston Not L.A.". Come a dire, voi tenetevi le melodie il sole e le spiagge, che noi ci teniamo le botte e il cemento. E, in questo, i Toxic Narcotic sono degnissimi rampolli di quei precursori.
Un magnifico massacro, dicevamo. La band nel 2000 fa il punto sulla prima parte della propria carriera racchiudendo tutti i brani apparsi nei vari split pubblicati finora, testimoniando con le uscite discografiche ancor prima che con la musica una dedizione profonda alla scena cittadina: seguaci del DIY, si producono e distribuiscono da soli tramite la propria casa discografica, la Rodent Popsicle, etichetta che promuove numerose altre realtà locali. Ad ogni modo, ci presentano con questo "89-99" diciannove sassate in faccia per trentasette minuti di furia cieca vomitata contro tutto e tutti, senza distinzione. People Suck, All Bands Suck, Fuck You, bastano i titoli, fanculo pure ai fronzoli e ai giri di parole, a presentare la ferocia della musica. E che musica: UK 82 filtrato attraverso la batteria assassina e i breakdown newyorchesi. Le chitarre dei Discharge supportate dalla sezione ritmica dei Sick Of It All. Chaos U.K. e Biohazard che si incontrano in una bettola per spaccarsi e spaccare la faccia a tutti. E naturalmente i padri fondatori dell'amata Boston Hardcore, specialmente i Gang Green nelle parti più metalliche e le linee vocali sincopate degli S.S. Decontrol. Nessuna concezione alla melodia in questi brani peraltro memorabili, qua non si canta, qua non si scrivono hit per i regazzini, qua ci si mena, altrochè seghe.
Sorprende che nonostante la sua natura interlocutoria di compilation "89-99" goda di una coesione interna notevole, tanto che i brani sembrano più o meno tutti frutto delle stesse session, invece che presi nell'arco di una decade: segno di una coerenza invidiabile, ma anche, se vogliamo, di una certa ripetitività di fondo. Difetto comunque perdonabilissimo, alla luce dell'esperienza catartica che è questo album: la classica opera, vedi "Reign in Blood", o "World Downfall", da mettere su quando si è bisognosi di sfogo primordiale, di urlare VAFFANCULO senza pensieri, di prendere a cazzotti l'armadio fino a calmarsi. Ammesso che sia possibile, calmarsi con i Toxic Narcotic.
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