Qualcosa che ti prende per la collottola e per poco non ti soffoca, ti solleva in aria e ti scaraventa lontano, lontanissimo.
-Cazzo- dico -il mezzo di trasporto del futuro, pulito, per giunta-
Forza misteriosa, invisibile, impalpabile ed incontenibile. Furia assassina, annichilente, cieca.
Ti ritrovi in volo, a velocità incredibile, solo. La spinta non sembra esaurirsi mai. Sotto di te, scorrono le immagini che non avresti mai voluto vedere.
Ferite.
Si aprono crepacci sulla crosta terrestre e dalla bocca dell'Inferno sale un fumo nero, asfissiante, rovente. Inspiegabilmente i tuoi occhi continuano a vedere ed anzi, diventano ancora più efficiente ma fanno male, fanno fottutamente male. Gli oceani immediatamente sotto di te stanno ribollendo, ogni sensazione olfattiva è oscurata dall'odore acre delle foreste corrose dall'acido, le urla della popolazione delle città in rovina e il rumore prodotto dal crollo dei grattacieli sono più assordanti del rombo dei tuoni proveniente dalla vicina coltre nera sopra di te. Non hai mai visto nulla di più scuro.
Risale al 2002 il secondo album dei Tragedy, "Vengeance".
Risale al 2002 il compimento di un certo modo di fare Hardcore, anzi, di fare musica.
Qualcuno disse "Celine Dion sings love songs while our cities burn". E porca troia se aveva ragione. C'è chi dice che l'ascolto di musica deve far stare bene -no col cazzo-. Certa roba la evito, non corrisponde al mondo che mi vedo attorno.
"Vengeance" è una delle cose più devastanti, negative, incazzate, disperate, nere ed intense che possano mai giungere ad orecchie umano.
Si dice che certi dischi lascino qualcosa dietro, se molto belli. Bene, questa musica dietro di sé lascia solo devastazione. Niente dentro. Svuota e distrugge. E non perché sia la musica più estreme mai prodotta, molto ben lontano da esserla, ma perché è vera, più vera di te, sicuramente.
Tutto si riconduce ad allora, ai primi 80s, ad ambienti dominati da ideali di Anarchismo e autoproduzione, agli albori dell' Hardcore Punk, del Crust, dell' Anarcho-Punk. Era l'era Reagan. Rabbia e paura erano le principali emozioni che i ragazzi della scena provavano verso quel mondo. La paura per una guerra nucleare, la rabbia verso un'umanità che, meno erano le possibilità di potersi redimere in futuro meglio, era.
20 anni dopo, in "Vengeance" questa rabbia e questa paura ci sono ancora, più forti che mai. Si condensano in un disco dalla portata apocalittica, devastante in ogni suo più piccolo aspetto, decine di riff di una potenza spaventosa si accavallano, bruciano, crepitano, edificano montagne che puntualmente crollano rovinosamente al suolo in rallentamenti disastrosi. Tutto immerso in un'atmosfera cupissima e pesante propria di un sempre più vicino Orizzonte degli eventi.
Pochi, pochissimi i paragoni possibili: forse i primi lavori degli Swans, "Through Silver in Blood" dei Neurosis, "Monument To Thieves" degli His Hero Is Gone (Band in cui non a caso, militavano 3 dei 4 componenti dei Tragedy).
Dopo, solo rovine.
"The sky darkens one final time
Gears cease turning, the machines malfunction
What we deserve, what we deserve
Our untimely end"
Carico i commenti... con calma