"Locos Por El Sexo" dei Tragic Mulatto, album del 1987 edito dalla gloriosa Alternative Tentacles, è a parere di chi scrive una delle lacune più grosse del DeDataBase! La conoscenza di questa gemma uscita in pieno periodo noise e post-hardcore, infatti, è da ritenersi d'obbligo per tutti coloro, e qui su "Debaser" sono certamente in parecchi, aspiri a costruirsi una buona cultura musicale.
Non sono sicuro che molti conoscano quest'album, sono sicuro però che chiunque se lo voglia procurare (e il fine della presente recensione è appunto questo) ne resterà sbalordito in positivo. Basta una sola traccia per comprendere appieno il tutto: nella fattispecie la numero 4, "Freddy", autentico capolavoro di stravaganza, di aggressività, di ferocia demoniaca, di non-sense. Su una base a mò di baccanale spastico di impostazione un pò funk, un pò tribale, si innestano alla perfezione, inizialmente, le grida feroci e animalesche (che sembrano quasi biascicate senza significare nulla, tanto sono bestiali) del cantante "Reverend" Elvister Shanksley. Poi, nella seconda parte, il culmine ideale ed emotivo dell' intera opera, si erge la voce spiritata e "incazzatissima" di "Flatula" Lee Roth, a metà strada tra il tono da strega di Siouxsie, l'acido timbro di Exene Cervenka e il registro deciso di Grace Slick che raccomanda agli uomini, durante il coito, di non venire, nell'ordine, nel di dietro della donna, nella gola, nella faccia, nell'orecchio, nelle calze, nei pantaloni, nelle feci (!), nel letto, nel collo, nel reggiseno.. e chi più ne ha più ne metta. Non solo liriche demenziali: la tuba e il sassofono, suonati dalla Roth, che imperversano lungo tutto il pezzo, sono da incorniciare. E' uno dei tesori assoluti del post-punk.
Le restanti prove di follia che vanno a comporre il resto dell'album, però, non sono di molto inferiori: "Twerpenstein" si apre con un'orgia tribalistica di sax scandita dai battiti incessanti della batteria di Richard Skidmark, e che ben presto viene interrotta dai vocalizzi isterici di Flatula. Il brano va in gloria con una serie di elucubrazioni sassofoniche che accentuano il caos. La seconda traccia, senza titolo, cambia per un attimo registro e sembra riferirsi al cantautorato blues americano, con sonorità da west-coast. Il tutto viene subito però "guastato" dai puntuali gorgheggi esasperati di Flatula, il cui contributo per tutta la durata dell'album si mantiene su livelli di eccellenza . "Underwear Manteinance" ricorda più da vicino, soprattutto grazie ai frequenti riff, l'incedere hardcore dei primi gruppi californiani, Dead Kennedys su tutti. Da applausi la chiusura di tuba nel finale.
La seconda facciata è leggermente più debole, ma ugualmente eccezionale: "Potato Wine" è un intermezzo breve, aperto dalla mitica declamazione "All the dogshit you can eat and a bucket full of pee free". ("Tutta la merda di cane che riesci a mangiare e una lattina di piselli gratis"). "Monkey Boy" è sicuramente il pezzo più straniante: la voce di Flatula si fa cupa, glaciale, quasi gotica, mentre la accompagnano linee di basso dal suono quasi floydiano. Improvvisamente tutto muta e la recitazione brechtiana diventa una cavalcata assordante verso l'ignoto. "Swineheard in the tenderloin" è costruito intorno a un giro di basso ossessivamente ripetitivo e su dissonanze spettrali, perfetta base per il consueto sproloquiare della cantante, sempre più scostante, sempre più delirante.
La canzone che chiude il disco, "Sexy Money", è l'ultima occasione per ascoltare gli ululati sconnessi del reverendo. Anche qui una metamorfosi repentina in corso: il dissonante baccanale noise è bruscamente interrotto, di tanto in tanto, da una goffa marcetta vaudeville.
Maestri della bizzarria di scuola zappiana, ma al tempo stesso fedeli seguaci del più puro verbo punk, i Tragic Mulatto di San Francisco hanno dato vita a una delle più interessanti proposte musicali di fine anni Ottanta. Al pari di altri dissacratori del rock del periodo (quali ad esempio Butthole Surfers, Camper Van Beethoven e Cows), essi meritano di essere riscoperti. Garantito.
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