Alla voce: Post-Rock totale.
Dimenticate ogni concezione melodica convenzionale. Dimenticate ogni struttura musicale omogenea. Niente chorus, niente versus, niente bridges: il ritornello sta ai Trans am come il crocifisso al Conte Dracula. Mai guardarsi indietro, lanciarsi sempre oltre. Abbandonate ogni certezza, voi che ascoltate. Estremismo concettuale e musicale. Apologia della sperimentazione, oltre ogni limite. Oltre ogni confine, oltre ogni genere.
Oltre i Kraftwerk ("I want it all", "Polizei", danze sataniche di robot sull'orlo del collasso, ritmi incalzanti e alieni; se fosse un film, sarebbe "Blade Runner"). Oltre i Neu! (il pulsare obliquo di "Play in the summer", col suo ritmo incalzante di chitarre isteriche, orgia di sudore e risate, se fosse un pianeta, sarebbe sconosciuto). Oltre i Tortoise, oltre l'elettronica minimale e le sue masturbazioni vomitate sui mocassini ottusi e benpensanti (le circolarità asimmetriche di "Getting very nervous", nel suo aggrovigliarsi su se stessa, nel suo dipanarsi in mille direzioni opposte, nel suo essere, nello stesso istante, ossimoro e coerenza, abbaglio e oscurità; se fosse un film, sarebbe "Quarto potere"). Oltre i Godspeed you! Black Emperor, quando le strutture si sfilacciano e l'orizzonte si dipana alla vista ("Lunar Landing", singulto mobile di suoni ed umori, sperimentazione portata all'estremo, interminabile diatriba tra l'essere e il trasformarsi dell'essere; se fosse uno sport, sarebbe il lancio sulla Luna su un bob a quattro).
Dimenticate le vostre chiacchierate da lounge-bar, quì non ci sono discussioni, solo urla scambiate nel freddo della notte. Dimenticate le vostre vite agiate da middle-class, se tutto questo fosse un libro, sarebbe "1984", e sentirete gli occhi diabolici del Grande Fratello vigilare sulle vostre sicurezze ostentate. Dimenticate ogni barlume di pulsazioni positive, perchè se fosse un libro, sarebbe "I demoni" di Dostoevkij, e allora meglio una vita dolorosa che una felicità da quattro soldi. Nessuna distanza, nessun confine.
Oltre l'Africa (le percussioni tribali di "Diabolical cracker" e "Bad cat", il Peter Gabriel più visionario siede su una spianata desertica e fuma oppio con gli indigeni, il mondo è troppo piccolo per certe menti, se fosse una poesia, sarebbe "Il corvo" di Poe ed i Pink Floyd di Barrett a decantarla). Oltre l'Europa e l'oceano, oltre la Terra stessa (i sintetizzatori alieni di "Village in bubble", la voce abulica e disumana che appare tra le righe, i voli pindarici di matrice elettroclash di "Ragged agenda"). Oltre ogni possibile immaginazione, oltre le mode ed i venti ("The dark gift", con la sua partenza acustica presto violentata da un ritmo funky, prima che la pace ritorni il finale dub uccide ogni velleità di riposo mentale). Oltre i padri perchè i figli non muoiano alla loro ombra, oltre la vita e la morte stessa, perchè le grandi idee siano immortali. Oltre la sete e la fame perchè voi vi nutrirete di suoni; oltre i vostri stucchevoli sentimenti perchè voi vivrete di freddi liquidi d'acciaio.
Dimenticate i vostri ascolti notturni, questa non è musica per dormire. Dimenticate le vostre certezze e i vostri stessi dubbi, qui non c'è nessuna soluzione, niente è giusto e niente è sbagliato. Dimenticate la fratellanza e la comunanza, qui sarete soli con voi stessi; dimenticate i party, i fantasmi cibernetici non vanno a lezioni di ballo. Dimenticate tutto quello che avete sentito, chiudete gli occhi, riapriteli e ricominciate a vivere daccapo. Dopo "Red line" venne "T.A.", e fu un disastro. Prima di "Red line" ci furono due seminali lavori, e furono un disastro. Ora, io so quale di questi album solcherà i vostri lettori, e comunque vada, abbandonate ogni certezza voi che ascoltate.
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