Tim Armstrong non riesce proprio a deludere!
“Haunted Cities” ripercorre la strada già intrapresa con l’album “Transplants” del 2002 anche se questa volta si lascia più spazio agli special guests (tutti rapper) e a suoni molto meno pesanti rispetto alla precedente uscita del trio Armstrong-Barker-Aston.
Se infatti da una parte è presente ancora la tenera voce di Tim, dall’altra troviamo un Rob Aston meno arrabbiato col mondo e che ha smesso di urlare, mentre i ritmi di batteria di Travis sono spettacolari come già ci aveva abituato nei Blink182.
Il suono si è evoluto, come si può notare dall’uso di tastiere e sintetizzatore e i musicisti ospiti svolgono perfettamente il loro lavoro (Vic Ruggiero, Matt Freeman che qui suona su due canzoni, Dave Carlock che è ormai il quarto membro del gruppo e si occupa di quasi tutti gli strumenti).
Non ci sono tracce deludenti; forse possiamo solo dire di trovare fuori luogo “What I Can’t Describe” o “Killafornia” che non sfigurerebbero in un album di hip-hop americano, ma che qui non c’entrano molto con mood del disco. Bellissime invece canzoni come “American Guns”, “Gangsters & Thugs”, “Not Today” e “Doomsday”, che rendono questa uscita un vero top-album.
Forse “Haunted Cities” non supera l’omonimo “Transplants” ma si può comunque dire che siano allo stesso livello. Ora non resta che attendere la loro esibizione al milanese Rock In Idro di settembre sperando che la salute del bassista Matt Freeman migliori.
Carico i commenti... con calma