Quando ormai anni fa Taunus recensì “Radio Black” qui su DeBaser, subito feci mio quel succulento consiglio e mi procurai una copia dell’ album del buon Marco Haas (ciccio si chiama così). E mi piacque subito. Tanto, anche.

Mi dissi: ma che bella cassa ignorante! Ma che bei suoni ignoranti! Ma come è tutto bello ignorante! Ed essendo io ignorante dentro lo consumai per benino quell’estate. Era il 2004. Oggi, martedi 11 Luglio 2006, in quella di un afoso pomeriggio mestrino, dedito al cazzeggio più profondo e sdraiato sul mio letto a persiana semi-abbassata e canna semi-spenta decido di tirare a caso tra gli mp3 del mio pc.

Il caso vuole che parta nelle cuffie, ormai quasi sciolte dal caldo, proprio questo cd. All’inizio è un viaggione. Tutto rimbalzoso e divertente. Poi però mi fermo e m’illumino. Aspetta: Ma io di 'sto album non ci ho mai capito proprio un cazzo! Questo crucco non fa un bel beat quadrato coi suoni giusti e stilosi, impacchettando il tutto con vari fiocchettini qua e là a impreziosire… . Questo fa l’ esatto opposto. Questo ne sa proprio tante tante.
Tizio qui con il solo uso del beat spacca tutto, è la base ignorante che viene usata come un abbellimento, è lei il fiocchettino. Ci gioca, lo stronzone. Mi ha preso in giro fino ad oggi. Certo, ad ascoltare “The Game Is Not Over” con la gattona Kittin a fargli da vocalist è un bel prendere per il culo, perché il pezzo tira che è un piacere e sta su bello dritto dall’inizio alla fine. Ignorante.

Così come sono ignoranti “Monstertruckdriver” o “Querstromszraner”. Poi però brani come “Someday” o “Drown In The Sea While Watch…” e soprattutto “Radio Black Out” non mi avevano mai insospettito, forse perchè al tempo non li ascoltavo mai. Passavo sempre oltre. E invece è proprio li che si stana il lupo, che vien fuori il Marco che non ti aspetti. Sembrano gli anelli deboli del cd, ma non è così. Anzi. Tutti belli minimalisti con suoni mini-club messi ai posti giusti e synth gestiti bene: un groove tutto bello sincopato nella prima, un suono bruciato e acido nella seconda, un atmosfera alienante e onirica nella title track. Ma è stata la illuminante “Wir Kinder Vom Bahnhof Strom” che mi ha aperto uno scenario tutto nuovo.

E’ qui che si capisce che T. Raumschmiere non è solo divertente, ma ci sa fare. E’ qui che capisci che la cassa è solo la ciliegina sulla torta… Adesso che ho detto quello che dovevo dire me ne torno bello bello sdraiato a finire quello che stavo facendo.

Aloha

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