Passati quattro anni dal precedente “Everything At Once”, i Travis tornano in pista con questo nuovo “10 Songs”.
La novità principale è il ritorno al ruolo di unico songwriter per il leader e frontman Fran Healy: non accadeva dal bellissimo “12 Memories”, uscito ormai ben diciassette anni fa. Dentro anche il nuovo co-produttore, già abituato a lavorare con band che col soft rock hanno ben più di un’affinità (Kings of Leon, Florence & The Machine, Mumford & Sons, Coldplay).
Questo nuovo lavoro è nato all’insegna della semplicità già a partire dal titolo, e con la penna di nuovo saldamente in mano ad Healy musicalmente le atmosfere tornano ad essere quelle dei Travis più “classici”, ovvero più legati al post britpop che li ha lanciati (a partire da qual capolavoro immortale che fu “The Man Who”, passando per dischi come “The Invisible Band” e lo stesso “12 Memories”).
Sparite quasi del tutto le ambizioni vagamente alt rock presenti in alcuni episodi degli ultimi album, il quartetto scozzese mette insieme un disco molto coeso, composto quasi totalmente di ballads dalle sfumature sempre diverse e mutevoli. Si parte col pop rock della splendida “Waving At The Window” (che ricorda un po’ i National nella parte ritmica), per poi proseguire con le deliziose pennellate country di “The Only Thing”, impreziosita dalla squisita collaborazione con Susanna Hoffs delle Bangles. “Valentine”, invece, sorprende di netto con un rock deciso che va addirittura a recuperare le radici rock dell’esordio “Good Feeling”, spennellandolo con una riverniciata di Oasis.
Il singolone “A Ghost” alza ritmicamente il tiro (con Neil Primrose sugli scudi), il primo estratto “Kissing In The Wind” lo riabbassa in una ballad tipicamente travisiana, mentre bisogna arrivare alla penultima traccia per trovare il miglior brano dell’album, la splendida “Nina’s Song” (dalla costruzione melodica che rasenta la perfezione). “A Million Hearts”, invece, vira verso il britpop più classico e sfodera inevitabili inflessioni beatlesiane.
I Travis tornano a quello che sanno fare meglio, e non a caso confezionano il loro miglior disco da diciassette anni a questa parte.
Brano migliore: Nina’s Song
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