La band scozzese torna alla ribalta dopo il successone di "The Invisible Band" e dopo il tremendo infortunio al batterista Neil Primrose, che scivolando in una piscina subì danni alla colonna vertebrale, facendo temere per la propria carriera.
Ed è un ritorno estremamente positivo.
Il gruppo si esprime in questo disco con un sound molto più maturo, con degli arrangiamenti estremamente semplici ma di notevole impatto (basti ascoltare "How Many Hearts" e "Somewhere Else").
Per quanto riguarda le liriche, si lasciano da parte quelle d'amore per far spazio a testi più impegnati e riflessivi, soprattutto politicamente (la band ha sempre ammesso di essere stata notevolmente colpita dalla crisi irachena - questa l'ho presa dal "Rolling Stone", concedetemelo...).
Le prime due tracce ("Quicksand" e "The Beautiful Occupation") hanno un impianto di base estremamente beatlesiano e colpiscono al primo ascolto per la loro semplicità, così come il bel singolo "Re-Offender" e "Peace The Fuck Out", songs di classica matrice-Travis.
"Paperclips" e soprattutto "Mid-Life Krysis" (il miglior brano dell'album) dimostrano la notevole crescita della band, rendendo così "12 Memories" un ottimo album (forse il loro migliore...) di semplice pop-rock acustico di marca british che alla fine risulterà molto intimo e introspettivo, nel quale a tratti sembra di riascoltare un certo brit-pop che tanto ebbe successo a metà anni '90.
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