E la risposta alla fine è arrivata, come un pugno in piena faccia, a chi li considerava un gruppo finito, che non aveva più niente da dire, eccessivamente addolcito, troppo incupito come appariva in "12 Memories" (album incredibilmente sottovalutato solo perché non aveva una spaccaclassifiche come "Sing" da giocarsi).

Brian Eno e Nigel Godrich: due mostri sacri della produzione che difficilmente si sarebbero mossi per un gruppo "alla frutta". "Closer", diamante pop di assoluto valore incastonato in un palinsesto radiofonico sempre più impaludato con mercenari da hit parade, era una sorta di stupefacente avvertimento, ma questo "The Boy With No Name" spiazza in una maniera quasi indecente già dalle prime note della sontuosa "3 Times And You Lose", rimando alle cose migliori del best seller "The Invisibile Band" grazie alle sue atmosfere acustiche delicate e sognanti. Totale inversione di marcia, però, già con la successiva "Selfish Jean", sicuro marchio a fuoco sull'estate 2007, che sfodera una melodia pop ‘n roll di sontuoso impatto; inizia richiamando vagamente l'Iggy Pop di 'Lust For Life', poi va da tutt'altra parte, recuperando una vitalità ed una positività che mancava ai Travis addirittura da "Good Feeling".

Di "Closer" abbiamo detto e sentito, dunque è maggiormente invitante soffermarsi sulla disarmante (in senso assolutamente positivo) "Big Chair", forse la miglior canzone dei Travis dai tempi di "The Man Who"; l'ennesima risposta, stavolta a quelli che considerano Francis Healy buono solo a scrivere banali "pezzi pop". E' una canzone che potrebbe benssimo provenire dal pugno inspirato di Thom Yorke, è una fenomenale commistione di batteria delicata ma frenetica, cantato sommesso ma incisivo e sprazzi di piano e archi qua e là, quasi come lampi improvvisi. "Battleships" è la cosa più british che avete sentito da anni a questa parte, sa di pioggia e di passanti con impermeabile ed ombrello, di Notting Hill e autobus a due piani. "Eyes Wide Open" ci riporta addirittura, in quanto a sonorità, ai fasti di "The Man Who"; è quasi una "Writing To Reach You" evoluta e maggiormente ritmata, mentre "My Eyes" è il classico pezzo malinconico a cui ci hanno abituato Healy e soci e, potete scommetterci, futuro singolo.

"One Night" riporta invece a una canzone sottovalutata in maniera ignobile come la superba "Love Will Come Through", guardacaso l'episodio meno cupo di "12 Memories". "Out In Space" è un numero di pop intimista che ricrea un'atmosfera stupenda e particolarissima; la voce di Francis unita alla sola chitarra acustica trasporta l'ascoltatore dentro un sogno fatto di armonie delicate, appena turbate da rumori di sottofondo sporadici. "Colder" è l'ennesima, bellissima canzone, che stavolta su una batteria come soffocata e lontana e un sorprendente intermezzo di armonica. "New Amsterdam" chiude alla grande ma in maniera sommessa, quasi impercettibile.

Un grande lavoro questo "T.B.W.N.N.", l'ennesima gemma di elegantissimo pop offerta da un gruppo che ci ha abituati benissimo e statene certi, continuerà a farlo.

Il loro miglior album dopo l'inarrivabile "The Man Who".

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