Sfogliando negli anni la margherita del “vi amo/non vi amo”, i Travis sono finiti col rimanere orfani del mio amore. E pensare che le premesse per una lunga e appassionata storia c’erano tutte. In principio fù il classico colpo di fulmine: “The Man Who”, datato 1999. Poi come in ogni classica storia d’amore che si rispetti arrivarono le delusioni, i flirt con altri uomini ( oltre 2 milioni di nuovi ascoltatori?!? ) di “The Invisibile Band” e il più classico “non sei più quella di una volta” di “12 Memories”. Tanto amore al vento, ancora una volta, quanti altri gruppi ci tradiranno ?Ma come in un libro scritto bene, siamo rimasti amici, e gli voglio ancora bene, e so che torneranno grandi, che un incidente e le pressioni di una major non possono mettere in crisi Healy and Co...
Ma ora preferisco parlare di “The Man Who” che solo per il titolo, citazione del film dei Coen “The Man Who Wasn’t There”, varrebbe tutti i premi che conquistò all’uscita. I Travis furono inseriti fin dall’ esordio con “Good Feeling” nel 1996, nella già folta schiera dei gruppi Brit-Pop. Al gruppo in principio questa comunanza con gli Oasis fece comodo, visto che già ne aprivano i concerti. Con “The Man Who” invece la band si dissocia fortemente da questo panorama, né è anzi annoiato.
Come recita il primo brano e singolo dell’ album, la veloce e appassionante “Wraiting To Reach You”: “…The radio is playing all the usual And what's a wonderwall anyway…”. Non sono un amante del brit-pop più facile, scontato e banale, ma di tutt’altro parliamo quando ascoltiamo questo disco. Mai prima di questo un altro gruppo di Glasgow era riuscito a render l’idea, il clima e l’aria della propria città in questa maniera. Sì, nemmeno i Belle & Sebastian più ispiarati.
Pioggia costante, foschia e cielo plumbeo caratterizzano il disco che resta un picco assoluto nella loro discografia. Reso unico da capolavori melodici quali “Turn” coinvolgente e fatta quasi apposta per essere cantata in coro dal pubblico in concerto, dalla dolce e malinconica “Why Does It Always Rain On Me” e dalla scorrevole “Driftwood”. Un album che meriterebbe un 5 nel piccolo laghetto della produzione Travis, un 4 nel mare del brit-pop e un 3 nel grande oceano della musica. Ma è primavera, rifioriscono le margherite e gli amori, e per me “The Man Who” è un 4!
Carico i commenti... con calma