“Guarda mamma, mi è sembrato di vedere un pacco”. Ovvero ritratto dell'artista postale da cucciolo.
Immaginate un mittente estetico, immaginate un postino sorridente.
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Questa è una storia di collages smandrappati e sonici. Usa le forbici allora. Usa la colla. Usa nastro adesivo e scotch.
E, alla fine, infila tutto in una busta e spedisci.
Da piccolo volevo fare il postino, poi ho letto Bukowski e ho cambiato idea. Ma quando si è piccoli il postino non è solo il postino, è un simpaticone coi baffi, è Hermes il messaggero. Se poi si ferma a bere un bianchino al bar apriti cielo.
In ogni caso Dio benedica la sua bicicletta.
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Colline di Castel San Pietro, tardo pomeriggio. E' sabato, fai conto, e l'ora è quella dell'aperitivo, oggi però niente bianchino, niente scranno senatoriale al solito bar.
E' buio, c'è una nebbia che ciao e io sono incartato in questa stradina, son già tre quattro volte che me la scaruffo avanti e indietro, su giù giù su, ma di poesia visiva neanche l'ombra. Che questo c'era scritto sul giornale: poesia visiva e mail art.
Il mio scopo è comunque più pratico che artistico nel senso che sarei in cerca di qualche dritta/epifania per il mio laboratorio coi ragazzuoli diversamente abili. Per il momento andiamo di piccoli collages, scriviamo micro filastrocche e alla fine mettiamo tutto insieme. Chissà magari senza saperlo facciamo poesia visiva anche noi.
Finalmente vedo il cartello, minuscolo che più minuscolo non si può, la freccia indica una strada sterrata sulla destra. Arrivo davanti a una casa di campagna con appena un lumicino a una finestra. Nessuna locandina, nessun manifesto, niente di niente. Solo un cane che abbaia. Che faccio suono? Suono...
Aspetto un tempo abbastanza interminabile, alla fine arriva una signora non proprio giovanissima che, un po' stupita, mi chiede: "vuole vedere la mostra?", "si, mi piacerebbe" "si accomodi allora". In un attimo siamo nel piccolo spazio espositivo dove mille ritagli poetici occhieggiano qua e la. Un colpo d'occhio vivido e frizzante, una bella energia racchiusa tra ordine e disordine.
La signora è molto gentile e chiacchiera come un fiume in piena, sarà che l'ho incuriosita facendo un po' il saputo, sarà che ho imbroccato un paio di nomi giusti. Così, dopo la mostra, mi fa vedere lo studio, le sue opere di poesia visiva, l'archivio di mail art, i libri d'artista, ma più che quello srotolarsi di tesori a colpirmi è una bella e piacevole sensazione di work in progress.
Prima di andare mi regala un sei sette libri, tutta roba sull'arte postale. Arrivato a casa mi metto a sfogliarne uno: "Ray Johnson e la mail art. Retrospettiva e testimonianze." Il primo capitoletto è a firma Vittore Baroni.
E Vittore Baroni è uno dei cervelli di Trax. Per essere precisi è l'unità 02.
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Ray Johnson, il padre della mail art, era un burlone. Un bel giorno inventò il niente inteso come nothing, anzi i nothing, che in questo caso è meglio usare il plurale.
I nothing, in ironica contrapposizione agli happening, erano eventi durante i quali non accadeva gnente di nulla. E gnente di nulla è, ovviamente, una citazione del più saggio tra noi.
Billy Name, ovvero colui che mentre stava dipingendo una staccionata si fermò per chiedersi se la staccionata volesse essere dipinta o meno, un giorno dichiarò che Rauschemberg era uno che faceva arte, mentre Ray Johnson invece era l'arte.
Non so voi, ma io in questo momento mi sento più leggero dell'aria.
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Piermario Ciani, unità 01 di Trax, era un burlone. Ai tempi della repubblica di Naon, stato sovrano dei punk di Pordenone, si inventò i Mind Invaders, un gruppo che più fantasma non si può.
Dei Mind Invaders c'erano le foto ufficiali, le interviste, le dichiarazioni, addirittura le recensioni, ma il gruppo, il cui unico pezzo consisteva in 7 secondi di silenzio, non esisteva.
Gli altri punk di Pordenone, tra cui Ado Scaini (unità 10 di Trax), tenevano loro bordone citandoli continuamente nelle interviste e mettendoli nei crediti dei loro dischi. Ci cascarono in tanti, anche Rokerilla per dire.
Non so voi, ma io continuo a sentirmi leggero.
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Trax of X art, ovvero tracce d'arte non identificata. Etica estetica fonetica del collage.
Dieci unità operative per un esercizio/gioco che, scombinando e ricombinando, da forma a un frizzante pot-pourri elettronico utopista. A partorire l'idea, in un pomeriggio qualsiasi di un giorno qualsiasi, le unità 01, 02, 03.
Unità 01, Piermario Ciani, fotografo ufficiale dell'immaginario stato di Naon. Unità 02, Vittore Baroni, giornalista musicale e alchimista da cameretta. Unità 03, Massimo Giacon, cugino primo della fatina futurista Spirocheta Pergoli.
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“La mia vita è stata salvata prima dal rock'n'roll e subito dopo dalla mail art” (Vittore Baroni)
La mail art: “un gioco etereo e infinito di corrispondenze”, un sistema di relazioni, uno scambio libero e gratuito.
“Una rete frequentata da giovani, vecchi e bambini, artisti affermati e principianti, casalinghe e scienziati pazzi”
L'arte viaggia per lettera, le opere si barattano, si scambiano, si regalano. Nessun filtro critico. Nessuna distinzione tra alto e basso. Tutti possono partecipare. “All for art and art for all”...
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Trax si ispira soprattutto a “Add and return to” di Ray Johnson, un attacco d'arte con caratteristiche tipo catena di sant'Antonio. Il mail artista spediva un lavoro abbozzato, o comunque non finito, a un altro mail artista con l'invito ad andare avanti. L'altro mail artista inviava a un altro ancora e così via...
Cosi via...
Un lavoro collettivo quindi, senza alcuna paranoia di controllo totale da parte del singolo. Non solo, una meravigliosa e assoluta fiducia nel caso.
Già, il caso. Viene in mente quella mostra dove se ti piaceva un pezzo potevi anche portartelo a casa, a un patto però, dovevi sostituirlo con qualcosa fatto da te. Ad esempio se uno era fornaio poteva lasciare una pagnotta.
La vita è più importante dell'arte, ecco l'unica cosa che può dire l'arte.
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Ed ecco il metodo Trax:
(Fase 1) Attraverso la rete postale l'unità centrale contatta le unità periferiche. (Fase 2) Le unità periferiche spedicono una prima traccia grezza all'unità centrale. (Fase 3) L'unità centrale smista quanto ricevuto ad altre unità periferiche per ulteriori elaborazioni.
Senza incontrarsi mai e con l'idea che il gioco possa continuare all'infinito mille frammenti s'incastrano aldilà dell'ego.
Bandita la sublimità del superuomo artista quel che interessa è creare un meccanismo partecipativo. L'arte è tale soprattutto nel suo farsi, ovvero nelle connessioni/situazioni che ne sono il presupposto.
Il disco è una stridente macchina di Balthasar , una deriva ora plumbea ora giocosa di ingranaggi sbiellati. Qualche scherzetto della fatina Spirocheta Pergoli, qualche scampolo del gran complotto di Pordenone.
Gettando il sasso nello stagno elettronico i cerchi concentrici sono il sorriso di dada...
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Ecco tutti i partecipanti al progetto.
(Unità centrale)
Unità 01 Piermario Ciani
(Unità periferiche)
Unità 02 Vittore Baroni
Unità O3 Massimo Giacon/SpirochetaPergoli
Unità 04 B Sides
Unità 05 Martin Hall
Unità 06 Enrico Piva
Unità 07 Nocturnal Emissions
Unità 08 Daniele Ciulini
Unità 09 De Rezke
Unità 10 Ado Scaini/Cancer
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Trax opera tra 82 e 87. Non solo musica, ma anche grafica, fumetto,video. Le unità da 10 arriveranno a essere oltre 500. Eccellenti, anzi magnifici, i lavori successivi a questo.
Trallallà...
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