Le notti d'estate sembrano sempre più lunghe di quelle delle altre stagioni; il caldo non dà tregua, la solitudine e l'insonnia non permettono di dormire come si vorrebbe.
Eppure c'è qualcosa che tormenta ancor più queste prime veglie di inizio estate: è il sospetto di aver perso irrimediabilmente qualcosa; è la paura che chiudendo le palpebre anche solo per un momento ci si possa risvegliare in autunno già inoltrato, con un pugno di foglie secche in mano invece che un prato verde sotto ai piedi.
Ecco, mi piace immaginare che "Marie", capolavoro di questo stupendo disco, sia stata concepito in una giornata come questa e che Mark Sandman, già noto per essere il leader dei Morphine, l'abbia dedicata non tanto ad un amore mancato quanto al rimpianto in sé.
Tied to the Tracks (1989, RCA) è il secondo lavoro di questa blues–swamp–rock band del Masachussetts, che annovera tra i suoi membri – oltre al già citato Sandman, qui in versione chitarra e voce – il presunto leader David Champagne (chitarra e voce), Billy Conway (batteria, anche lui futuro Morphine) e Jim Fitting (armonica e voce).
Sandman e Champagne si alternano alla voce, lasciando i brani più impegnati (e probabilmente migliori) al primo e quelli più frizzanti al secondo.
Il gruppo riesce – anche grazie a favolosi inserimenti di armonica, ottimi fraseggi country-blues, e liriche mai banali – a macinare un sound particolare come in "King of Beers" altra splendida ballata sul rimpianto oppure in "Big Medicine" saltellante blues con cui perdersi nella notte.
Insomma: un album tutto da scoprire, come da scoprire sarebbe tutta la discografia di Sandman, animo nobile della musica moderna.
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