Quando eravamo piccoli la neve ci cadeva davanti e non lo sapevamo neanche. La linea di Arnold si andava preparando e ci dicevano di non preoccuparci per i trenini, che avrebbero pensato a tutto loro. Intanto il gioco si faceva complesso, Emily diceva che le mele e le arance erano buone, ma noi eravamo come spaventapasseri al vento. E per tutti i diavoli, il predicatore Robert Mitchum non ci avrebbe avuto, le nostre lacrime hanno fecondato le speranze migliori delle case discografiche e scavato il solco su cui germogliarono i downers.
Fino a quando le città ci hanno rubato la gioia spensierata della caccia al santo crumorno per proiettarci in pieno dominio astronomico. Cominciarono allora settimane astrali e turni catastali, il vuoto cosmico, cos'e la paura, ma che sarà mai l'esplosione sorda tra due pianeti che si scontrano sgretolandosi senza fiamma.
Ethelion risuonava nelle porfidiane vie delle nostre città dove su una sola gamba gli eschimi sgambettavano la nebbia. Le note di certi pezzi dell'artiglierie britannica sparavano missili a frammentazione di specchi, che piovendoci attorno creavano quell'effetto caleidoscopico che ha beatificato più di un orecchio, fino a che le chiavi inglesi hanno lasciato il posto alle creste mohicane e i bulloni hanno avvitato la musica industriale alle tempie.
Beate truppe brancaleonesche dei castelli le fantesche respirate, ora una bella boccata di gas a effetto serra e rasserenatevi cercando nei vostri cofani pieni di dischi quella ventata oramai logora e lontana di passato che non tornera più.
Solo che.....avrei dovuto parlarvi di questi due dischi ma adesso non ne ho più voglia, un'altra volte forse....
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