Alieno alienato con una grazia sgraziata; giullare malinconico puro come un giglio. Tricarico è un enorme ossimoro piombato sulla scena musicale italiana quasi 10 anni fa con un pezzo che già era un manifesto poetico. Su una base catchy che tutte le radio mandavano in heavy rotation, Francesco raccontava i traumi che quella "puttana" della maestra gli aveva causato da piccolo quando si era mostrata totalmente insensibile davanti alla perdita di suo padre. Fu successo immediato, pur con mille contraddizioni. Nonostante infatti "Io sono Francesco" fosse una canzone tristissima, magnificamente poetica, che solo in fondo apre uno spiraglio alla speranza, furono in molti a considerarla una filastrocca demenziale. E iniziarono i problemi....

Troppo difficile da catalogare, unico, surreale, trasognato, per alcuni addirittua non-sense, con una timidezza di fondo che lo faceva disertare Festivalbar, trasmissioni televisive e interviste, Tricarico fu costretto a interrompere per qualche anno una carriera promettente, tanto che ormai da molti era considerato una luminosa meteora. Poi nel 2005 i primi segnali di rinascita; Leonardo Pieraccioni che gli affida il brano portante del suo film "Ti amo in tutte le lingue del mondo" (la commovente "Solo per te"), qualche singolo passato praticamente imosservato, fino al 2008, quando con "Vita tranquilla" sbanca moralmente il Festival di Sanremo. Nel grigiore naftalinico-conformista baudian-democristiano, un personaggio come Tricarico è come l'atomica su San Pietro. I suoi silenzi quasi terrorizzati alle domande, le sue stecche e un ormai celebre "vaffanculo" all'indirizzo di Chiambretti, fanno finalmente capire al grande pubblico che Francesco è un artista vero, fragile, sincero, puro, e che la sua musica non può prescindere dalla comprensione dell'uomo.

Anno 2009; sempre Sanremo; è la volta de "Il bosco delle fragole". Viene eliminata subito ma è inevitabile; la canzone è troppo strana, surreale e travolgente ("Sono cane canissimo" a Sanremo non si era mai sentito!); troppo tutto, insomma, per le orecchie così poco educate della giuria demoscopica.... L'album - il suo lavoro più maturo e completo - è un ricchissimo caleidoscopio di immagini, storie e metafore che parlano d'amore, (le più che mai Battistiane "Immaginai" e "Tre"), di vita ("Punti di vista"), di sogni ("Un mondo fantastico"), ma anche di sofferenza, trattata però con commovente candore ("Sole"). Tricarico dunque, con tutti i suoi contrasti e le sue complessità, ancora una volta ha raccontato un altro mondo possibile, e lo ha fatto senza retorica, ma anzi con innocenza (che non significa ingenuità).

Si è confermato una volta di più una mosca bianca nel pop italico e "Il bosco delle fragole" è in fondo proprio come lui; non balza agli occhi facilmente e va cercato con attenzione. Stando bene attenti a non schiacciarlo.

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