Terzo disco della carriera, questo "Angels With Dirty Faces" può rivelarsi per molti una lama a doppio taglio: o lo ami oppure lo odi. Questo è il suo disco più controverso ed è anche il più scuro. Registrato completamente negli studi Kingsway di New Orleans ha moltissime influenze Blues ma non nel senso più tradizonale del genere bensì un Blues cupo, fumoso, meccanico ma pur sempre vibrante. Le contaminazioni Trip Hop, Rock e Blues per molti saranno molto dure da reggere difatti tutto il disco mette a dura prova la pazienza ed è proprio questa la caratteristica principale, riuscire ad arrivare alla fine. Ci vogliono parecchi ascolti per poterlo capire bene e ancora adesso a distanza di 6 anni non lo ho ancora metabolizzato a dovere. Più che le canzoni, se così si possono definire, colpiscono le atmosfere delle quattordici tracce tutte molto urbane, frenetiche e caotiche ma pur sempre vive e dinamiche.

Anche in questo capitolo compaiono alcuni ospiti d'eccezione come PJ Harvey (suo mito) che duetta in "Broken Homes" e nella quale si scaglia contro le case discografiche tra un coro Gospel e la chitarra acustica di Marc Ribot ("...because success needs killing, murder is media..."). Il business musicale viene preso di mira anche in "Money Greedy" e "Record Companies". Tra le tracce migliori dell'album senza dubbio cito "Carriage For Two" con una (ultima) Martina sempre più angosciata che riprende le liriche di Billie Holiday e della sua "The Child". La sensuale e pigra "Analyze Me" è il pezzo più bello del disco in cui Tricky racconta della madre suicida mentre Martina non è mai stata così subdola; "Talk To Me (AWDF)" rasenta la psichedelia, "Mellow" e "Money Greedy" mettono in evidenza come Tricky sia stato bravo a scegliere musicisti veri (Perry Melius su tutti) che suonano sopra i campionamenti; "The Moment I Feared" (cover di Slick Rick) anticipa il suono principale di "Juxtapose"; "Demise" e "Tear Out My Eyes" sono claustrofobiche al massimo (sempre con Perry Melius alle percussioni). Chiudono il disco "Taxi" e "Peyote Sings" in cui Tricky dialoga con se stesso (pura autoironia ma anche satira) con Serge Tsai che divide i vari episodi con il suo "monologo".

Consiglio fortemente il disco a chi scopre Tricky perché una volta digerito questo gli altri suoi album ve li mangerete in un sol boccone.

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