2008: il Ritorno del Trip Hop?

Dopo il disco di Portishead (così-così), l'A.D. 2008 segna anche il ritorno dello sgembo folletto di Bristol: Tricky.

Il Nostro, dopo aver canonizzato come genere il Trip-Hop prima con la collaborazione con i conterranei Massive Attack, poi con l'immortale "Maxinquaye" ("karmakoma... what? ...Jamaican Aroma ...karmakoma ...what? ...Jamaican Aroma..."), aveva progressivamente perso lo smalto, rilasciando dischetti che andavano dall'accettabile ("Angels with Dirty Faces") all'inascoltabile (l'ultimo "Vulnerable" datato 2003) che avevano portato il buon Adrian a un pericoloso esaurimento creativo. Così, il folletto s'è nascosto, è scomparso fra la folla di New York, tornando a vivere sulla strada e a pensare "da strada", a pensare alla sua infanzia/adolescenza nel quartiere popular di Bristol, quel Knowle West che da titolo al suo ultimo lavoro.

Quindi Tricky (finalmente!) torna a fare buona musica, sudata e sentita al punto giusto e piena di spunti: si parte con una retrofuturista "Puppy Toy", a base di chitarre, piano e voce femminile, si passa per una languida cover di "Slow" di Kyle Minogue e Emiliana Torrini, si ascolta un roco Tricky in ispiratissima versione Tom Waits, si balla con ritmiche pompate e si ascolta della musica elettro scura e densa.

Fondamentalmente, il disco può essere idealmente diviso in due parti. Una parte più prettamente di derivazione Trip-Hop in cui fanno la parte del leone il singolo "Council Estate" che propone ritmiche serrate e un Tricky nervoso, la traccia "Joseph" (con la collaborazione di uno sconosciuto cantante jamaicano incontrato per strada), una specie di ritorno al trip-passato, l'ottima "Cross to Bear", un mix vellutato di atmosfere bristoliane e musiche quasi balcaniche e orientaleggianti e una delle migliori canzoni del lotto: "Past Mistake", lenta e densa soul music del terzo millennio.
La seconda parte del disco è più sfacciatamente black: lo straordinario impatto delle basi elettroniche con il suono dei violoncelli di "Coalition" (oltretutto con una interessante citazione di Gil Scott Heron), la ritmica serrata quasi stomp di "Veronika" (con alle voci feminili la nuova musa Veronica Cassuolo, torinese doc di CasaSonica) e con "School Gates", scurissima semiballad dal sapore country.

Nel disco ci sono anche alcune canzoni piuttosto discutibili (su tutte, l'ignobile "C'man Baby" e un paio di passaggi da "seanpaul" che si poteva risparmiare), ma sono cadute di stile perdonabili, vista la qualità media piuttosto alta.

Unico rimpianto: dov'è finita Martina Topley-Bird? Ancora adesso se ascolto "Black Steel" dal primo disco, la sua voce mi mette i brividi.

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