I Trinacria sono un gruppo che merita una presentazione particolare. Si tratta di un side-project nato da membri di Enslaved (Ivar Bjornson e Arve Isdal alla chitarra, Grutle Kjellson alla voce), Fe-mail (Maja S. K. Ratkje e Hild Sofie Tafjord si occupano dei samples e delle tastiere), Emmerhoff (Iver Sandoy alla batteria) e Slut Machine (Espen Lien al basso). Sono musicisti di estrazioni musicali differenti, ma le loro influenze si fondono tutte in questo super-gruppo attivo dal 2005  che ha debuttato quest'anno con questo "Travel Now Journey Infinitely" per l'etichetta Indie Recordings.

Un esordio veramente particolare e di difficile catalogazione, quello del gruppo norvegese: un black metal estremamente sperimentale e contaminato dai generi più disparati quali l'industrial, il noise e che non rinuncia nemmeno a rallentamenti sludge/post-core e a divagazioni psichedeliche. I 6 brani del disco sono mediamente molto lunghi, tutti sui 7-9 minuti (escludendo la quinta "Breach"), caratterizzati da ritmiche generalmente lente ed opprimenti ma che non rinunciano ad indiavolate accelerazioni tipicamente black. Il riffaggio è ossessivo, monolitico e ripetitivo, giungendo ad un clima di vera e propria paranoia favorito anche da un'atmosfera esoterica, desolante ed oscura che, quando meno l'ascoltatore se l'aspetta, sfocia nel rumorismo più totale.

L'opener "Turn Away", con i suoi 9 minuti di durata, sarebbe potuta uscire benissimo da "Pure" o "Selfless" dei Godflesh: riffs ripetuti all'infinito, lenti, gelidi e distanti, senza particolari cambi di melodia o di tempo, sorretti da una batteria cadenzata. La successiva "The Silence" è, insieme a  "Make No Mistake", la traccia più veloce del disco: il ritmo aumenta vertiginosamente  e viene spezzettato regolarmente da brevi intermezzi rumoristici che rimandano a Merzbow, rendendo la struttura del brano molto frammentaria e, ai primi ascolti, quasi non-sense. Il rumore aumenta  fino a metà brano per lasciare spazio improvvisamente ad una breve sezione acustica che cresce d'intensità fino alla fine. E dopo la terza traccia, che strutturalmente non si discosta molto dalla già citata "The Silence", il disco cambia decisamente d'atmosfera. "Endless Roads" e la title-track sarebbero potute essere state scritte dai maestri Neurosis: la batteria doomy, il mood desolante e sofferto che permea i riffs, le voci utilizzate e gli influssi psichedelici sono il marchio di fabbrica tipico di Steve Von Till e soci. "Breach", con i suoi quasi 5 minuti di durata, è un crescendo tribale di tensione e atmosfera apocalittica che sembra non culminare mai; una soluzione tipica di molti dischi di sludge/post-core che stanno facendo breccia nel cuore di tantissimi appassionati di musica estrema moderna.

La volontà dei Trinacria di sperimentare, plasmare suoni del tutto originali, di variare i brani uno dall'altro è evidente e va sicuramente premiata. Dall'altro lato però il disco rischia di diventare ostico, a tratti ridondante e disomogeneo, in quanto le numerosissime influenze della band sembrano non essere state calibrate nella giusta maniera. Il rumorismo che permea buona parte del lavoro (in particolare la prima metà) rischia alla lunga di risultare fastidioso, appesantendo l'ascolto eccessivamente e lasciando poco spazio alla godibilità di un lavoro comunque valido che presenta diversi spunti interessanti.

Tirando le somme, "Travel Now Journey Infinitely" è un debutto degno di nota che mostra una band con molto da dire, un po' acerbo ed ostico a tratti ma che merita più di un ascolto per poter essere compreso nella sua pienezza. Quando i nostri accumuleranno, col tempo, maggiore esperienza e padronanza delle proprie capacità potremo aspettarci grosse sorprese da questo interessante progetto.

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