Passati poco più di 3 anni, i Trivium, una delle tante band più odiate/amate della scena metal odierna, si ripresentano con un nuovo lavoro, il quinto per l'esattezza, che succede all'acclamato Shogun, tutt'ora considerato il loro più alto spessore artistico, finora. Io sono un medio ascoltatore di questa band, e non mi importa se viene definita un gruppo di poser, falsi, venduti, e qualunque altra cosa volete. Non mi interessa. Io credo che loro abbiano del potenziale. Infatti, ho voluto ascoltare l'album in questione per sapere se finalmente sono riusciti a trovare la loro strada, il loro identità su questa vita terrena, il loro "io". Va be', senza esagerare troppo, vedere come se la sarebbero cavata dopo un discone come appunto Shogun.

Apre l'album "Capsizing the Sea", un'intro drammatico e quasi apocalittico suonato con un pianoforte distorto e guidato con il rullante del batterista (il nuovo batterista, Nick Augusto). Che poi esplode con l'immediata traccia omonima, "In Waves", il primo singolo rilasciato dalla band, potente ed incisiva già dal primo ascolto, e si candida immediatamente come la canzone migliore di tutto l'album. Segue "Inception of the End", di consistenza minore rispetto alla precedente e non memorabile. In "Dusk Dismantled" Matt Heafy da il meglio con la sua voce gutturale (anche con qualche aiutino tramite il mixaggio). "Watch the World Burn" passa inosservata, gran peccato, essendo partiti così bene. Seguono due tra i brani migliori del disco, "Black" e "A Skyline's Severance", entrmbe hanno un bel tiro e dimostrano l'enorme bravura di Nick alle bacchette, forse superiore al precedente Travis Smith. Dopo la strumentale ed etnica "Ensnare the Sun", ci avviciniamo a "Built to Fall", secondo singolo estratto, meno veloce e deciso rispetto alle altre traccia già analizzate, con una vena quasi heavy classico, ma rimane comunque un pezzo piacevole che non annoia. A seguire "Caustic Are the Ties That Bind", canzone che ritengo la più debole di tutto l'album, nonché la più "leggera". Almeno può dimostrare come Matt sappia anche cantare e non solo affidarsi al death growl/scream. Per finire, farei un giusto accenno per "Forsake Not the Dream", molto buona ma che va assimilata con più ascolti. Io mi fermerei qui, il resto, purtroppo, lascia del tutto indifferente. Ma darei giusto un occhio di riguardo alla versione deluxe dell'album, dove, tra le altre tracce, spiccano la cover Slave New World dei Sepultura, discreta interpretazione ma che non aggiunge niente di nuovo all'originale, e "Shattering the Skies Above", originariamente composta lo scorso anno per il videogioco God Of War III, che a mio parere avrebbe fatto più bella figura se fosse stata inserita nella versione standard del disco, sostituendo una di quelle meno meritevoli.  

Perciò, possiamo dire che è un album ben strutturato, composto e suonato in maniera più che discreta, e con buone idee soprattutto, ma la consistente ripetitività di alcuni pezzi ne abbassano il valore. Era davvero difficile eguagliare il risultato raggiunto con Shogun, chi lo ha sentito mi capirà, ma non mi sembra per niente ril caso di snobbare quest'album, che, pur avendo i suoi alti e bassi, si ascolta con facilità, ma richiede continui ascolti per un'assimilazione pressoché totale. Poi be', chi soffre di emicrania accompagnata da nausea e vomito per il genere metalcore, potete starne alla larga. Come ho già detto all'inizio, io credo in questa band, è ancora molto giovane, ha tutte le carte in regola e tutte le potenzialità per tirarci fuori il nuovo Master Of Puppets del terzo millennio, e sono sicuro che, presto o tardi (preferibilmente presto), riuscirà ad conquistare una propria personalità, distinguibile dagli altri colleghi del settore e, per chi si ostina ancora a crederlo, dalla loro band preferita e tanto ammirata: i Metallica.

VOTO = 72 / 100

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