La matematica è una scienza esatta? Si può applicare alla musica? Vediamo un po' se riuscite a risolvere questo giochino, mettendo al posto della x il nome del gruppo in base al discriminante e dando senso compiuto alla proporzione:
Discriminante: Autoplagio
x: punk = Stratovarius: metal
gruppo nell'incognita (x): .............
Proporzioni che possono essere adottate anche per spiegare il 'fenomeno' Trivium, dove ad un aumento di popolarità notevole è direttamente proporzianale l'odio di una nutrita legione di fans.
Dopo i due primi dischi metalcore, la band decide di accantonare (quasi) in maniera definitiva il growl dominante fino al precedente "Ascendancy" per approdare ad un sound di matrice thrash metal classico 80's, cercando di ripetere i fasti di Metallica e Slayer.
Produzione impeccabile impreziosisce le 13 tracce dell'opera, che possono sfoggiare le ritmiche in doppia cassa quasi costante di Travis Smith e riffoni e assoli al fulmicotone prettamente thrash a opera della ditta Heafy-Beaulieu.
Sebbene non manchino le divagazioni sul tema ("And Sadness Will Sear", "This World Can't Tear Us Apart", "The Rising") che evidentemente guardano rispettivamente sia ai passati trascorsi metalcore, sia ad accontare i meno inclini alle sonorità più heavy e sia a strizzare l'occhio a certa NWOBHM (traccia n.12 e punto debole dell'organigramma).
Tra queste sorprende (per stile più che per qualità) "And Sadness Will Sear" ("The Thing That Should Not Be"?!) pezzo oscuro e incredibilmente lento, quasi doom, per gli standard dei Floridiani.
L'uno-due iniziale "Ignition" - "Detonation" se non arriva ai livelli delle celebri opener dei dischi dei principali padri fondatori poco ci manca, aprendo comunque il disco nella miglior maniera possibile.
Doppio pedale a manetta e cattiveria in bella mostra che va a contrastare con la melodicità all'altezza dei refrain, quest'ultimi con un'impostazione quasi simil-power sull'opener, mentre "Detonation" con i suoi repentini cambi di tempo è la perla del disco, che si eleva sul resto dei pezzi, essendo inoltre anche già abbastanza riassuntiva del sound e delle prerogative dei quattro.
Altre traccie di rilievo e sugli stessi stilemi compositivi sono le ottime "Tread The Floods" che può vantare forse il miglior assolo del disco e "Unrepentant".
Il pezzo che porterà al pogo e al sing-along sfrenato ai concerti, non può che essere il singolo, già dal titolo tutto un manifesto "Anthem (We Are Fire)". Tutto giocato su velocità e un rifferama dall'impianto simil glam.
Uno dei due pezzi su cui si scorgono gli unici acceni di growl del frontman è "To The Rats" dove è ancora il contrasto furia/orecchiabilità che emerge nello schema verso/ritornello. Affascinante l'intro di chitarre di "Contemp Breeds Contamination".
C'è tempo infine anche per un lungo strumentale finale che dà il nome al disco, che evidentemente guarda verso una costellazione lontana e cara a Cliff Burton (cit. "Orion").
Forse leggermente pretenziosa, ma decisamente buona, alternando interludi meditativi a discese in quinta marcia. Il bello di questa composizione è senza dubbio la seconda parte che riprende il tema portante della prima parte, arricchendola da una breve parentesi di arpeggi in clean, giri di basso in bella mostra e da un lungo assolo quasi festoso.
I membri della band sfoggiano una buona conoscenza e perizia tecnica/strumentale. Semmai, possono destare qualche dubbio i vocals di Heafy, molto simili a quelli di Hetfield.
"The Crusade" focalizza una buona evoluzione della band, e si configura come un possibile punto di approdo per le nuove leve, cercando al contempo di riunire e mettere d'accordo vecchi e nuovi estimatori, sotto un unica bandiera.
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