Rieccomi, proverò a scrivere di questo album dei leggendari Tronus Abyss, gruppo italiano nato musicalmente nel lontano 1997 con il debutto "The King of Angel in the Abyss", album di Black Metal sinfonico, per poi continuare a sperimentare altri lidi estremi con “Rotten Dark”, dove il BM si fondeva con l’industrial e con interessanti ed atmosferiche sonorità medievali.
Arriva l’anno Domini 2003 e in quel della magica Torino i nostri danno alla luce questa che, personalmente, considero una vera perla di quello che loro stessi definiscono "electro-apocalyptic" e folk marziale di un’intensità unica. La voce recitativa (ora chiara e solenne, ora più canonicamente “Black Metal style”) di Atratus ripercorre temi cari alla tradizione europea, dal mito alla storia del 900, alla filosofia in senso lato, alla mistica medievale, ed anche alla cinematografia espressionista, tutto in chiave (per l’appunto) post apocalittica, nostalgica e fortemente visionaria. Le danze iniziano con Kampf, che dona all’opera il titolo, l’introduzione ipnotica ci introduce nell’universo decaduto e semi in rovina di un continente che palesa “davanti a noi, balaustre e filo spinato”, come recita la voce del nostro sacerdote druido, questo rende già perfettamente l’idea di quello che ci troveremo ad ascoltare, l’incedere, nemmeno a dirlo, è marziale ma anche inquietante e lascia spaesati, i “tramonti ghiacciati” descritti dal testo, se chiudiamo gli occhi, ce li troviamo davanti in tutta la loro drammaticità. Mabuse rende omaggio al celebre e famigerato personaggio di Lang, genio del male, ipnotico e manipolatore, il tessuto concettuale continua da Kampf per quel che riguarda la visione di un’umanità degradata che va distruggendosi pe rinascere libera dai dogmi e dalle gabbie mentali dell’illusione del tempo; le sonorità sono eccezionali e claustrofobiche prima per finire poi con una melodia tuttavia rassicurante e soave nel suo chiudere un pezzo che anche a livello testuale è senz’altro feroce. L’Eredità del Cinghiale continua la sua corsa sinfonica e poetica con suoni che attingono ad una sperimentazione che mi ricorda una certa atmosfera evocativa pagana di contemplazione e preghiera di preludio ad una battaglia, pur rimanendo sommessa e “calma”. Con Funeral si entra in una dimensione già esplorata dai nostri, una sorta di sensazione ultraterrena, sensazioni legate alla paura del buio cosmico, la voce è tagliente e la sonorità di fondo è caotica, mentre sul minuto 4.10 interviene una melodia dolce e insistente, quasi a riportare il tutto su equilibri che facilitano la meditazione, il pezzo torna poi all’iniziale groviglio ma per breve tempo, tutto sfuma e tace. STH492 torna a visitare il medioevo magico dopo un breve attacco che sembra arrivare dal pezzo precedente, dove tutto, come nel simbolo ancestrale dell’uroboro, non ha inizio né fine. Eccoci qui, quello che adoro è Radio Europa, amo alla follia questa creazione, l’ho consumato questo oltre-pezzo, mi riporta ai miei pellegrinaggi sui campi di battaglia della Grande Guerra in Veneto, Trentino e Ven.Giulia, mi riaccompagna nei viali del Monumentale di MI alla ricerca delle tombe dei “miei soldati”, non so spiegare bene i perché di queste sensazioni ma ritengo Radio Europa l’ideale colonna sonora dell’inizio dello scorso, tormentato secolo. Ci trovo il 900, specie i primi 20 anni tra queste note, una sola parola, ADORABILE. Epilogo è un intermezzo breve e “d’epoca”che è ben inserito nel quadro dell’opera in questione e che sentirete facendo scorrere il cd nel lettore, centro invece l’attenzione su Journey, che torna ad esplorare lo “spazio profondo” con tutto quello che di enigmatico e minaccioso, ma anche di affascinante, può riservare all’ignaro esploratore, la voce di Atratus è quasi meccanizzata, tronca le parole e sembra profetizzare visioni in idiomi arcani e sconosciuti se non agli iniziati. Questo capolavoro si chiude con una rivisitazione (davvero riduttivo chiamarla cover) di Moti Ragnarokum di Burzum, contenuta nel primo album dal carcere, quello sulla morte di Balder, che dire? E’ magnifico il modo di imbastire questo brano, semplicemente magnifico, non aggiungo altro, ascoltatelo.
Chiudo dicendo che, a mio avviso, qui mancavano due parole su questa stupenda opera, orgogliosamente figlia del nostro Bel Paese, frutto dell’ingegno di questo superbo esempio di Arte e Poesia che hanno saputo – e sanno essere – i Tronus Abyss: diacronismo musicale o sperimentazione pura che sia, ne consiglio l’ascolto senza dubbio alcuno.
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